Adesso gli attivisti pro life si appellano al Presidente degli Stati Uniti: "Donald Trump è l'unico che può dare una svolta politica alla tragica vicenda di Charlie Gard". E ancora: "Se il Presidente dichiarasse la totale disponibilità del Governo ad assistere la famiglia Gard nell'estremo tentativo di accedere alla cura sperimentale in corso proprio in America, sarebbe veramente difficile per l'ospedale non accordare la partenza del piccolo", dichiara Filippo Savarese al Giornale.it, direttore delle campagne di CitizenGO Italia, che aggiunge: "Per questo stiamo cercando di influenzare Trump tramite i suoi social network con l'hashtag #TRUMP4CHARLIE ".
Una campagna virale tesa a far sì che il POTUS dia disponibilità in merito. L'appello che gira in queste ore sul web è il seguente: "Ottimo chiamare l'Ambasciata Britannica a Roma per protestare contro l'infanticidio in atto (+39 06 4220 0001). Bisogna chiamare anche e soprattutto quella degli Stati Uniti, per chiedere che il Presidente Trump prenda personalmente in carico il caso di Charlie invitando la Gran Bretagna a lasciar partire la famiglia per questo viaggio della speranza (06.46741). Intanto sollecitiamo lo staff del Presidente su Facebook e Twitter con questa richiesta: #TRUMP4CHARLIE ". Sempre su questo caso, inoltre, i pro life hanno creato delle petizioni online: una diretta proprio a Trump, l'altra, attiva da tempo e diretta al Great Ormond Hospital.
Chiara Chiessi, presidente degli universitari della vita, intervistata in merito, ci ha detto: " Noi tutti ci appelliamo al Presidente degli Stati Uniti, affinché possa intervenire per tutelare il diritto alla vita di Charlie Gard e ricevere una speranza di cura. Noi studenti rappresentiamo il futuro e non vogliamo vivere in un'Europa in cui il diritto dei più indifesi non viene salvaguardato".
Tra le personalità politiche che gli attivisti vorrebbero coinvolgere nel sostegno a Charlie e ai suoi genitori, poi, c'è Mike Pence, il vicepresidente di Donald Trump storicamente vicino a questo genere di posizioni, mentre tra i giovani italiani più attivi in queste ore, c'è Maria Rachele Ruiu, promotrice del Family Day, che aggiunge: " Da più di un mese stiamo cercando di attirare l'attenzione dei media su questa assurda sentenza.
Non stanchiamoci di tenere alta l'asticella, soprattutto mediatica: chi crede non si stanchi di pregare, gli esperti non si stanchino di urlare la verità, chi può non si stanchi di bombardare "i potenti della terra", o quelli che si credono tali". Il "bombardamento" cui si fa riferimento, appunto, è quello social. A Donald Trump, adesso, spetta la decisione se intervenire o no. I giovani pro life italiani sperano in lui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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