A Lampedusa gli sbarchi negli ultimi giorni appaiono in aumento, specialmente rispetto al mese scorso: complice il bel tempo, l’isola vede l’intensificarsi del fenomeno dei cosiddetti “sbarchi fantasma”, approdi cioè di barconi o gommoni che sfuggono ai controlli e che arrivano autonomamente presso le coste italiane.
Nell’ambito delle attività di controllo successive agli ultimi sbarchi, la procura di Agrigento sottopone a fermo nove tra presunti scafisti e presunti trafficanti individuati a Lampedusa. La notizia arriva direttamente da una nota della stessa procura, guidata da Luigi Patronaggio.
In particolare, nelle ultime ore vengono svolte due distinte operazioni. Nella prima la Squadra Mobile di Agrigento individua due scafisti tunisini responsabili dello sbarco, avvenuto nei giorni scorsi nel pieno dello scontro politico tra il governo italiano e l’ong Sea Watch la cui nave è ferma dinnanzi Lampedusa, di un barcone con 43 migranti a bordo.
Per loro, individuati a seguito di ricerche e degli interrogatori svolti tra gli stessi soggetti nordafricani sbarcati sull’isola, scattano dunque le manette con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
L’operazione numericamente più importante avviene a distanza ravvicinata dalla prima e coinvolge complessivamente sette soggetti di nazionalità egiziana e libica. Non si tratta di scafisti veri e propri, in quanto non hanno raggiunto Lampedusa assieme agli altri migranti, complessivamente 81, sbarcati sull’isola.
Al contrario, per loro l’accusa è quella di aver trainato con una cosiddetta “nave madre” un barchino in prossimità di Lampedusa, prima di abbandonarlo per farlo arrivare autonomamente presso le coste italiane.
Con il loro peschereccio, i sette arrestati hanno provato poi a fuggire verso le acque internazionali per raggiungere nuovamente la Libia, da cui il mezzo è partito. Ma durante il loro tentativo, risultano intercettati dai mezzi delle Fiamme Gialle che riescono a bloccare la nave madre e ad arrestare i sette protagonisti dello sbarco.
Quello della nave madre non è certo un metodo nuovo utilizzato dai trafficanti di esseri umani per portare i migranti in Italia. Proprio la procura di Agrigento, nello scorso mese di novembre, in un’operazione coordinata con Carabinieri e Guardia di Finanza ferma un barcone con a bordo scafisti egiziani pronti ad abbandonare un piccolo natante.
Lo scenario dunque si ripete. Del resto, è già da anni molto forte il sospetto degli inquirenti siciliani sul fatto che, dietro numerosi sbarchi avvenuti con gommoni o barchini, vi sia lo zampino di una nave madre che riesce poi a far perdere ogni traccia.
Così come dichiarato dalla procura di Agrigento in un comunicato, le operazioni delle ultime ore effettuate a Lampedusa risultano coordinate dal procuratore
Luigi Patronaggio, dall'aggiunto Salvatore Vella e dal sostituto Cecilia Baravelli. Proprio in queste ore, la questura di Agrigento sta provvedendo ad interrogare gli ultimi migranti sbarcati presso l’isola di Lampedusa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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