Le mani nei jeans, e sul seno, e nelle tasche per ravanarci dentro e portar via. Anche. Una specie di corridoio di iniziazione improvvisato in mezzo alla stazione dei treni di Colonia fino al Duomo la notte di San Silvestro, mentre fuori, il capodanno salutava con botti, freddo e risate la loro umiliazione. Una novantina di donne, ma anche qualche ragazzino, presi di mira da, pare, un migliaio di nordafricani e mediorientali ubriachi che molestavano, palpeggiavano e borseggiavano.
Ma non è solo il fatto che i loro occhi nuotassero nell'alcol e che dall'alcol fosse colonizzata ogni minima particella della loro identità. È piuttosto l'identità il problema. Ancora una volta. Sembra si sia trattato di un «attacco coordinato», almeno secondo le forze dell'ordine tedesche, almeno secondo la mole di uomini che si sono resi colpevoli di questa aggressione. Pare che avessero tra i quindici e i trentacinque anni e un sacco di mani, che arrivavano addosso da ovunque e di corpi, che andavano incontro e accerchiavano e premevano. E sembra che fossero arrabbiati della solita, stessa rabbia: quella di spartirsi le quote abusive del condominio del mondo. Avrebbero potuto anche essere tedeschi, o italiani, o francesi e avrebbero fatto schifo lo stesso. Ma non lo erano. Alcuni di loro sembra fossero già attenzionati dalla polizia, rei di crimini minori, comunque segnalati dopo essere stati accolti.
Ma in Germania stanno ancora indagando (tre sospetti sarebbero stati identificati) e nel resto d'Europa non si stanno ancora indignando. Non abbastanza almeno, o troppo timidamente, come spesso accade ormai per questa sorta di strabica tutela a rovescio dell'immigrato. Erano tutti immigrati quelli nella stazione di Colonia. E questo, piaccia o no, è un fatto. Malgrado il garantismo ostinato e preconfezionato dei soliti. Malgrado il vizio di certa stampa di negare l'identità e la religione dei criminali. Malgrado i deliranti suggerimenti del sindaco di Colonia, Henriette Reker, alle donne ai fini di evitare altre aggressioni come quella dell'altra notte: «Tenete gli sconosciuti a un braccio di distanza». Come se si potessero tenere a un braccio di distanza un gruppo di mille uomini intenzionati a circondarti e a toccarti.
Come se le donne e i ragazzini arrivati alla stazione di Colonia avessero scelto di salutare il nuovo anno con un'ondata di nausea e terrore, come se si fossero messi nelle condizioni di passare a guado la vergogna, di sporgersi sul rischio. Come se alla stazione di Colonia fosse mai successo qualcosa del genere. O qualcosa, in generale. La Reker è la stessa sindaca che in campagna elettorale venne accoltellata da uno xenofobo per il suo impegno a favore degli immigrati. E dire che ieri, da noi, perfino Lucia Annunziata, con un post sul suo Huffington Post si è detta preoccupata per le donne e delle donne che non si stanno accorgendo a sufficienza di ciò che l'immigrazione sta portando nel nostro Paese, delle minacce alla nostra incolumità fisica che «avvertiamo nelle strade, sui bus, nei quartieri delle nostre città». Ma temiamo sia tardi per preoccuparsi e tardi per rendersi conto del fatto che alle donne non gliene è mai fregato niente delle donne. Specie di quelle dell'islam, vessate dalla loro cultura e ora dalle «simpatiche» abitudini che i loro uomini hanno così ben mutuato dalla nostra. Il peggio dell'islamizzazione e il peggio dell'occidentalizzazione: sul corpo delle donne. Che è poi il luogo dove alla fine si gioca sempre tutto.
A partire dalle guerre. Ne hanno avuto un assaggio quelle poverette nella notte di Capodanno. E intanto nulla si sa di quegli aguzzini molesti e ubriachi. Strano, perché di solito è il coraggio che appartiene agli anonimi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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