Davanti ai Tricolori issati intorno al gazezo davanti al Primo Roc, l’ex base militare di Abano Terme, quella che il prefetto di Padova voleva trasformare in un centro accoglienza per profughi, si alza la voce degli italiani che dicono "no ai profughi". Su tutte spicca la voce di Maurizio Tentori, che esorta la folla di contestatori, presenti oramai giorno e notte, al presidio: "Stiamo uniti, mi raccomando. E più grande sarà il fronte più in alto arriverà la nostra voce".
"Uniti per abbattere l’intero sistema di gestione dei richiedenti asilo"
Il comitato "Abano dice no" è riuscito nella sua battaglia: evitare che l'ex caserma del paese fosse riepita di migranti. Ma da quel giorno di 5 settimane fa, il presidio non si muove, sono tutti lì, ancora uniti. "All’inizio sono rimasti perché temevano che il dietrofront fosse solo una manovra per convincerli ad allentare la sorveglianza e poter così scaricare nella base i primi migranti" - spiegano su Il Corriere Veneto -. Ma ora tutto è cambiato, la persone sono consepevoli della loro forza. E così, chiariscono: "Non ci si batte solo per impedire l’arrivo dei profughi ad Abano, l’obiettivo adesso è molto più ampio: abbattere l’intero sistema di gestione dei richiedenti asilo".
Non chiamateli razzisti
Ci tiene a precisarlo Alessio Zanon, di Forza Italia, ma soprattutto Presidente di “Forza Veneto” e Presidente Comitato “Progetto per Abano Terme”. "Non ce l’abbiamo con quei disperati che scappano dal loro Paese e si ritrovano a vivere all’interno di strutture che tolgono loro ogni dignità. Il problema è che la presenza dei richiedenti asilo viene imposta senza lasciare alcuna scelta alle popolazioni locali, con l’unico risultato di alimentare un enorme business che arricchisce le cooperative". Si amplia così la battaglia contro i profughi. I comitati no-migranti si uniscono per aiutarsi e non limitarsi al proprio comune. "È nata la “Rete dei comitati per il no" spiega Francesca Barbierato, candidata per la lista "Per far rinascere Abano Terme". Una trama di comitati che si estende da Abano a Conetta fino a Monselice, passando dal Trevigiano a Rovigo.
Una chat comune per bloccare i profughi
La Rete dei comitati è connessa con una chat via telefonino. Il motivo? "Se uno organizza una iniziativa di protesta o se c’è da bloccare l’ingresso dei profughi le altre città sono pronte a dare il loro supporto. Faremo un grande fronte comune, in tutto il Veneto", spiega Tentori. Un vero e proprio patto di mutuo aiuto, che permette ai contestatori che arrivano anche da fuori di prendere parte alle manifestazioni. Ma la Rete del no ai migranti ha le idee chiare e vuole essere trasparente: manifestanti di professione, politici in cerca di voti, cacciatori di visibilità, ed estremisti violenti non sono ben accetti. Dal presidio infatti fanno sapere che "quando capiamo che hanno dei secondi fini li cacciamo a calci. Per questo abbiamo bandito le bandiere di partito e non abbiamo permesso ai politici di salire sul palco delle manifestazioni".
Pronti all'azione
Poche parole e molti fatti, sembra voler dire portavoce Alessandro Rancani, che taglia corto interpellato da Il Corriere del Veneto: "Ci muoviamo quando la popolazione chiama l’unico nostro faro è la tutela dei cittadini". Alla Rete nata ad Abano si è anche unito Nicola Lodi, detto "Naomo", il leghista che ha guidato e eretto le barricate di Gorino. Ma non è l'unico pronto a dare il proprio aiuto.
Ci sono anche i militanti di Casapound di Ferrara che nel week end hanno eretto uno striscione davanti all’hotel di Ficarolo requisito dal prefetto accogliere dei migranti. Al grido "alzare ogni tipo di barricata pur di fermare questa invasione" c'é anche Forza Nuova, disposta a scendere in strada.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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