"Esplosi due colpi di fucile". E i pm non credono al ristoratore

Il ristoratore che ha sparato al ladro: "È partito un colpo accidentale". Ma gli inquirenti mettono in dubbio la sua versione

"Esplosi due colpi di fucile". E i pm non credono al ristoratore

"Avevo paura che i ladri salissero in casa, ho fatto di tutto per non mollare la presa dell'arma, poi sono stato trascinato per qualche metro nel cortile. Mio figlio ci ha diviso. Io ricordo solo che è partito un colpo accidentale". Ai microfoni de La vita in diretta su Rai1 il ristoratore di Casaletto Lodigiano Mario Cattaneo racconta perché è arrivato a sparare e uccidere un ladro che, insieme ad altri banditi, aveva tentato di rubare il suo ristorante. Ma il procuratore capo di Lodi, Domenico Chiaro, sembra non credere a questa versione. "La dinamica non è così chiara come sembra - spiega a Repubblica - ci sono delle cose che non tornano".

Mario Cattaneo è stato indagato per omicidio volontario. "Quando ho visto mio papà con il fucile - ha spiegato il figlio - il pensiero era: 'Speriamo che non ci sia nessuno fuori', invece erano lì a tenere ostruita la porta". La versione del ristoratore non sembra convincere ancora appieno gli inquirenti. A dare qualche elemento in più al procuratore capo di Lodi, Domenico Chiaro, potrebbe essere l'autopsia, eseguita oggi all'Istituto di medicina legale di Pavia. L'esame dovrebbe chiarire infatti quale è stata la traiettoria dei pallini esplosi dal fucile e da che distanza. Da verificare inoltre anche la dichiarazione di un teste che, come riporta l'agenzia LaPresse, sostiene di aver sentito due colpi mentre tutti, fino ad oggi, avevano parlato di un solo colpo esploso. Circostanza difficile da verificare con l'esame dell'arma che, dopo il fatto, è stata riposta, scarica, da Cattaneo in un armadio e consegnata ai carabinieri solo ore dopo i fatti. Ad invitare alla cautela nel parlare con sicurezza di legittima difesa, è lo stesso procuratore che sottolinea come sia stato proprio Cattaneo ad "andare incontro" ai banditi. I malviventi infatti avevano bloccato la porta con delle suppellettili e l'avevano fermata con una corda. "Sbarramenti" abbattuti dall'oste con un calcio prima di andare verso i ladri in fuga.

Le indagini proseguono anche per arrivare a identificare i complici della vittima, Petre Ungureanu. Gli investigatori stanno visionando le immagini di numerose telecamere di sorveglianza della zona ma anche in un'area più vasta anche nella provincia di Pavia per capire dove possano essere fuggiti e con quale mezzo.

Gli stessi complici che probabilmente hanno avvisato telefonicamente della morte del ladro il fratello che vive in Svizzera e che oggi è andato a Pavia in occasione dell'autopsia. "Io e la mia famiglia - ha detto alle telecamere Rai - perdoniamo Mario Cattaneo davanti a Dio: non vogliamo vendetta ma solo giustizia".

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