"Un fascista in copertina". Così Bergamo ha ritirato il calendario storico

Sul mese di gennaio una foto dell'aviatore Antonio Locatelli. Rifondazione attacca: "Inaccettabile"

"Un fascista in copertina". Così Bergamo ha ritirato il calendario storico

Il comune di Bergamo ha - o per meglio dire aveva - edito, come ogni anno, un calendario che ripercorre la storia della città tramite una carrellata di fotografie d’epoca. Per il 2019 le foto che abbracciavano il periodo che va dagli inizi del ‘900 sino agli anni ’50 del secolo scorso, erano anche corredate da proverbi della tradizione bergamasca, come si legge sul sito ufficiale dell’amministrazione.

Il calendario però, che si poteva anche acquistare presso gli uffici comunali, è stato quasi subito ritirato dopo che poco più di mille copie erano state distribuite. Perché? Per la presenza della fotografia dell’eroe di guerra ed aviatore Antonio Locatelli.

Il mese di gennaio, infatti, deve essere risultato molto indigesto ai centri sociali e agli antifascisti locali, e non per quanto riguarda il carbone che la Befana minaccia di portar loro, ma proprio perché nel primo mese dell’anno campeggia la fotografia dell’eroe di guerra bergamasco.

La reazione, affidata alla voce del Partito della Rifondazione Comunista, è stata infatti dura per quanto è risultata anacronistica. Sul loro sito si legge, infatti che “dovremo aprire il prossimo anno 2019 con il fascista Antonio Locatelli, che fu anche podestà di Bergamo, riproposto ancora una volta come eroe ed emblema della nostra città? Che il Comune e la Provincia di Bergamo si siano prestati col proprio patrocinio a questa operazione di basso profilo, in un città e in una provincia di grande tradizione antifascista, è inaccettabile”.

Il comunicato, fuori tempo massimo in quanto propone una lotta al fascismo in assenza di fascismo, si conclude con una richiesta esplicita rivolta all’amministrazione comunale “come Rifondazione Comunista chiediamo che tale calendario, in distribuzione gratuita dal 4 dicembre presso gli uffici del comune di Bergamo e in vendita nelle edicole a 5,90 euro, venga senz’altro ritirato immediatamente dagli enti che hanno dato il patrocinio”.

Detto, fatto. Senza la benché minima spiegazione, senza lo straccio di una nota ufficiale da parte dell’amministrazione orobica, il calendario incriminato è sparito dalla circolazione.

Questi sono i fatti. Ora è tempo di fare qualche riflessione. Al di là della considerazione, lecita ma un po’ materiale, dello spreco di denaro pubblico che una simile operazione abbia causato, ci chiediamo come sia possibile che un’amministrazione comunale si lasci influenzare nelle proprie decisioni da una esigua minoranza politica che non è nemmeno rappresentata nel consiglio comunale presieduto da Gori.

Una minoranza politica che, con i soliti metodi mediatici coercitivi e subdoli, ha deliberatamente omesso la biografia di Antonio Locatelli per piegare la realtà alla propria visione politica, come da copione.

Locatelli, oltre che podestà di Bergamo, fu anche il più abile ricognitore italiano della Grande Guerra: partecipò al volo su Vienna e, in seguito, venne abbattuto in Istria, fuggendo dalla prigionia. Gli furono assegnate una medaglia d’oro e tre d’argento al valor militare. Locatelli fu anche trasvolatore delle Ande, e volontario, col grado di maggiore, nella Guerra d’Etiopia, dove si guadagnò altre due medaglie d’oro al valor militare di cui una alla memoria. Morì, a guerra finita, in una missione esplorativa, a Lekemti. Una folla enorme partecipò alla sua commemorazione, fatta alla Torre dei Caduti e tenuta da Giacomo Suardo, politico bergamasco, senatore del Regno e anche lui volontario nella Guerra d’Etiopia.

Non c’è cosa peggiore di un’istituzione che si lasci coinvolgere dal fango gettato sulla figura di

un eroe pluridecorato - da considerarsi un padre della Patria - come Locatelli da parte dei soliti noti dell’antifascismo che non perde occasione di screditare con menzogne e storpiature la memoria storica di questo Paese.

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