Il ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti, ospite di un evento del sindacato Gilda degli insegnanti a tema "Quale futuro senza la storia?", fornisce una versione del tutto personale sul concetto della disciplina.
"Noi abbiamo spesso una visione della storia come se i grandi eventi del passato fossero stati portati avanti da figure speciali, da uomini e donne con un'abilità che oggi è impossibile ritrovare", esordisce Fioramonti dinanzi al suo uditorio. "Quindi in qualche modo creiamo una grande distanza tra le sfide del presente e la gloria di un passato che forse non tornerà più. Ecco invece io credo molto, sarà qui la mia vocazione intellettuale, ecco io credo molto in un approccio alla storia che sia superando la superficialità del testo, del libro di testo. Una cosa che per esempio mio figlio mi ha sempre detto. "Ma perchè, papà, la storia è una sequenza di battaglie?".
E qui la "vocazione intellettuale" del ministro trova pieno sfogo. "Tutti conosciamo le grandi battaglie di Napoleone. Ma quanti si ricordano lo sforzo più importante dell'epoca Napoleonica? Cioè la costruzione di un codice civile. Tutti ricordiamo, non so, le battaglie di Giulio Cesare. Ma quanti ricordano, per esempio, la costruzione dell'idea di repubblica romana che Giulio Cesare ha distrutto con le sue battaglie? Cioè noi è come se raccontassimo una versione un po' libresca del Trono di Spade e poi ci lamentassimo del fatto che la società in qualche modo incoraggia la violenza, vede nello scontro, anche nel conflitto un elemento essenziale della società".
Una cosa è la finzione di draghi e guerre nel Nord, un'altra ben distante è quella del mondo vero, come tende a sottolineare anche Fioramonti. "Ma la realtà è molto diversa. L'insegnante di storia deve anche insegnare le cose belle della storia. E poi c'è un altro elemento. C'è quello del non porre la distanza tra noi e chi è venuto prima di noi. Io ho sempre amato per esempio i libri di storia che mi raccontassero le imperfezioni dei grandi del passato. L'ulcera di Napoleone, per esempio. La ragione per cui questo grande condottiero avesse la necessità costante di controllare il proprio stomaco, perchè anche lui aveva dei problemi caratteriali, aveva delle paure, dei timori. Una cosa che noi abbiamo dimenticato. Ma le ragioni per cui Napoleone è sempre raffigurato con una mano sullo stomaco è quella che fondamentalmente andava di corpo".
Alla visione di Napoleone costretto a liberarsi sui campi di battaglia seguono le conclusioni delle approfondite digressioni storiche del ministro. "Ecco, raccontare la storia degli uomini e delle donne come se fosse non un evento cinematografico ma come se fosse quello che è stato, cioè un confronto di persone con tutti i loro dubbi e le loro imperfezioni.
Io credo che darebbe un impulso enorme alla visione creativa, al coraggio e alla voglia di cambiare il mondo delle nuove generazioni". Conclude. Con questo nuovo interesse per la storia, per ora, le merendine sono salve.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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