Fuga prima del crac: "Cda sapeva già tutto"

Un dirigente: nel 2011 vendite-lampo di azioni per oltre un milione

Fuga prima del crac: "Cda sapeva già tutto"

Era il marzo 2011. Improvvisamente, alcuni componenti del cda di Banca Marche presero una decisione: vendere azioni e obbligazioni subordinate smobilitando pure i soldi nei conti correnti. Senza spiegazioni. Lo rivela un funzionario, sotto anonimato al Giorno: "Alcuni consiglieri hanno dato l’ordine all’ufficio titoli di vendere le loro azioni. Ed è stato fatto a tambur battente. Un milione di euro. Era un ricco portafogli tra obbligazioni, azioni, altri investimenti, persino conti correnti". Un caso sporadico? "No, un altro consigliere del cda con la scusa di donare al figlio i suoi risparmi ha fatto pulizia di azioni incassando 150mila euro, intestando l’assegno al figlio il quale, nel giro di pochi giorni, ha tolto pure il conto da Banca Marche trasferendolo in un altro istituto".

Poi fa un latro esempio: "Ne ricordo un altro. Sempre in quel mese di marzo 2011, un consigliere della fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro (che deteneva oltre il 21 per cento della banca ndr), intendeva comprare 50mila euro di azioni di Bm. Ha dato l’ordine di acquisto nel pomeriggio. Ma la mattina dopo, alle 7.30, quel consigliere chiama il funzionario dell’ufficio titoli di annullare l’ordine di acquisto perché ‘un amico, nella notte, gli aveva detto di fuggire via da quei titoli’".

"C’è chi ha cominciato a preoccuparsi, dicendo che erano sirene d’allarme ma nessuno ci ha creduto". Infine fa un appello: "Non siamo pezzenti e non abbiamo bisogno di aiuti umanitari. Ma rivogliamo quello che è nostro, compresa la dignità di dipendenti di banca Marche".

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