G8, 10mila firme per togliere il monumento a Carlo Giuliani: "Tentò di uccidere Placanica"

Polizia in piazza per far rimuovere il cippo in ricordo del no global. Forza Italia: "Giuliani è un esempio da non imitare". Ma il padre: "Provocazioni inaccettabili"

G8, 10mila firme per togliere il monumento a Carlo Giuliani: "Tentò di uccidere Placanica"

"Mio figlio è distrutto. Tutti si sono dimenticati di lui e lo stesso atteggiamento viene riservato a tutta la mia famiglia". A parlare è Giuseppe Placanica, padre di Mario, l'ex carabiniere che negli incidenti scoppiati durante il G8 di Genova, nel 2001, esplose un colpo di pistola che uccise il 23enne Carlo Giuliani. Placanica è intervenuto nel corso della conferenza stampa organizzata dal sindacato autonomo di polizia Coisp a Catanzaro, ed in contemporanea in varie città, per chiedere la rimozione del cippo collocato in memoria del giovane nel capoluogo ligure, in piazza Alimonda.

"La mia famiglia - ha aggiunto l'uomo, che ha firmato la petizione promossa dal Coisp - si sente abbandonata dalle istituzioni. Nessuno parla di mio figlio. Nessuno dice è stato allontanato dai carabinieri nonostante abbia solo fatto il suo dovere e si sia difeso. Vive, anzi sopravvive, col peso di aver comunque tolto la vita ad un altro giovane. Se non fosse per me e mia moglie non potrebbe vivere". All'incontro con i giornalisti, che si è svolto davanti alla questura di Catanzaro, insieme al padre e ad altri familiari di Mario Placanica, è intervenuto il segretario regionale della Calabria del Coisp, Giuseppe Brugnano, secondo il quale l'iniziativa promossa oggi dal sindacato di polizia in tutta Italia "ha lo scopo di evitare che si creino modelli ed ideali sbagliati. Carlo Giuliani è una vittima e su questo non si discute. Ma anche Mario Placanica lo è, solo che è una vittima vivente. Quello che si può dire è che Carlo e Mario sono accomunati da un tragico episodio. Quello che noi vogliamo è che non si creino modelli sbagliati per i giovani e che, soprattutto, non si pensi che la polizia sia un'istituzione che non fa il bene dei cittadini".

Sono oltre 10.000 le firme raccolte finora dal Coisp che oggi ha organizzato alcune manifestazioni in varie piazze italiane. "Continueremo a raccoglierle fino a quando quel monumento non verrà tolto" spiega il segretario generale del sindacato Franco Maccari. Solo oggi a Catanzaro sono state raccolte "seicento firme in due ore - dice Giuseppe Brugnano, segretario regionale Coisp della Calabria - ed hanno partecipato anche il padre e la sorella del carabiniere Mario Placanica. Mario è un morto che cammina, dopo quell'episodio si è ammalato di depressione, lo Stato lo ha abbandonato. Da Catanzaro vogliamo rilanciare un messaggio di pace con la speranza che le due famiglie possano incontrarsi. Non ha più senso questa contrapposizione".

"Soltanto a Genova - aggiunge Maccari - con un gravissimo provvedimento di diniego notificato dalla questura, è stata impedita qualsiasi iniziativa: non solo è stata negata la possibilità di tenere un dibattito in piazza Alimonda, non solo sono state interdette ai poliziotti le 8 piazze in cui era stata organizzata la raccolta di firme, ma addirittura è stata vietata la circolazione di una "vela" pubblicitaria per illustrare alla cittadinanza le ragioni dell'iniziativa". "È da tempo che chiediamo la rimozione del monumento a Carlo Giuliani, perché, pur nel rispetto dovuto per la sua morte, riteniamo che non debba essere commemorato come un martire e mostrato come esempio alle giovani generazioni chi ha avuto il solo 'meritò di aver violato la legge e tentato di uccidere un carabiniere", conclude Maccari.

Da piazza Alimonda, a Genova, invece, a parlare è Giuliano Giuliani, il padre di Carlo:"C'è un rifiuto sostanziale di produrre verità - dice Giuliani - . La verità sull'omicidio di Carlo, sulla trappola, sulle porcherie che sono state dette, sugli imbrogli che sono stati fatti, non viene fuori. Questa è una cosa che mi indigna".

"Purtroppo - aggiunge - esistono persone incaricate di amministrare la giustizia che sono inadeguate e persino indegne e che rovinano il prestigio della giustizia". Giuliani ci tiene a non fare generalizzazioni: "Bisogna smetterla di fare di tutta l'erba un fascio. Dobbiamo fare nomi e cognomi di quelli che riteniamo responsabili dello sfascio, di quelli che umiliano le istituzioni con i loro comportamenti".

Nel caso di Carlo, dunque,"la giustizia è stata penosa. Abbiamo indetto una causa civile per avere un processo perchè l'omicidio di Carlo è stato archiviato sulla base di un imbroglio plateale, quello di dire che il carabiniere sparò in aria quando i filmati mostrano chiaramente che la pistola era orizzontale" ad altezza uomo".

Oggi durante la lunga manifestazione, che come di consueto prevede un alternarsi di testimonianze e cantautori sul palco, Giuliano Giuliani indossa una maglietta che gli hanno regalato i carcerati di Rebibbia con sopra la scritta "Beato chi crede nella giustizia perchè sarà giustiziato". Questa frase "raccoglie il senso delle cose che vorrei dire" conclude.

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