Grecia nuovamente in agitazione a causa delle nuove misure di “austerity” previste per dopo l’estate, ovvero per quando dovrebbe concludersi il terzo ed ultimo atto del piano di salvataggio di Atene, sottoscritto nel 2015.
Le città sono completamente paralizzate: si segnalano la chiusura di scuole ed uffici pubblici, il ritardo e la cancellazione di decine e decine di voli , a causa dello sciopero di tre ore indetto dai controllori di volo, l’annullamento dei servizi da parte dei treni e delle navi in partenza dai porti dell’Egeo e dello Ionio ed addirittura la riduzione di servizio dei medici ospedalieri, che si rendono disponibili solo in caso di emergenze. Lo stop ha riguardato anche i principali mezzi di informazione, in particolar modo i notiziari radio e TV, che hanno aderito alle proteste per alzare la voce contro la crisi finanziaria che ha messo in ginocchio il paese almeno a partire dal 2010.
Secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine, ottomila manifestanti hanno preso parte a una marcia indetta dai principali sindacati per urlare al mondo il dolore e la frustrazione per una crisi economica che sembra essere inarrestabile; si sono registrati dei momenti di tensione solo quando gli agenti sono intervenuti col lancio di lacrimogeni per impedire che un centinaio di partecipanti proseguissero la marcia contro la sede di Confindustria.
Dall'inizio della crisi, circa otto anni fa, la Grecia ha ricevuto circa 260 miliardi di euro in prestiti di salvataggio, in cambio di misure di austerità che hanno portato a licenziamenti settoriali, aumenti delle tasse e duri tagli pensionistici: misure insopportabili per tante famiglie greche finite sul lastrico e senza prospettive per il futuro.
Nonostante le forti opposizioni nel 2015 il governo Tsitsipas ha aderito al piano internazionale di salvataggio della Grecia, che scadrà, per l’appunto, in Agosto; lo scorso anno, inoltre, cedendo alle richieste della Troika, sono state varate ulteriori misure che prevedono tagli alle pensioni ed aumenti delle tasse tra 2019 e 2020.
L’unica speranza che resta è il ripristino della contrattazione collettiva e l’aumento del salario minimo promessi per il dopo-manovra, ma è più che normale che serva qualcosa di più concreto per sbloccare la crisi economica in cui è precipitato il paese e che al momento pare quasi irreversibile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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