Sarà che a me come sento nominare Greta mi viene una dermatite psicosomatica, sarà che sono un uomo scientifico ma medio, che se mi dite che il pianeta tra cento anni esplode non me ne frega granché, perché non ci sarò, e neppure i miei figli, magari i figli dei miei figli, ma chissenefrega, sono estranei.
In ogni caso sentite questa: la piccola fiammiferaia dell'ambientalismo andrà a New York in barca a vela. Al vertice della Nazioni Unite. Non uno scienziato, ma lei, Greta, in rappresentanza di tutti i gretini di questo mondo. In barca a vela. E certo, mica poteva andarci in aereo, perché inquina. Mica in una nave, perché anche quella inquina. In barca a vela. E mica da sola. Con sua altezza Pierre Casiraghi, sulla barca Malizia II, che sembra già il nome di un deodorante.
Comunque, ci va con un ecologista reale. Una roba che solo il Principato di Monaco, tra macchine, aerei, ville, yacht, computer e smartphone inquinerà più di tutta l'Africa. Ma Greta che ne sa. Greta è lì con Pierre, in barca a vela, spinta dal vento, come Cristoforo Colombo. Come se poi anche solo per costruire una barca a vela di quel tipo non ci volesse chissà quanta energia. Come se poi l'energia chissà dove la andiamo a prendere. Come se poi, a differenza di Greta, tutti gli scienziati che sollevano il problema del surriscaldamento globale nello stesso tempo non dessero la soluzione dell'energia nucleare. Che non piace per niente a Greta e agli ambientalisti. Il nucleare è cattivo, perché frutto della scienza e del progresso umano. Meglio andare in barca a vela. Magari facendoci prima un tweet.
E magari postandolo nelle stories anche su Instagram. Un attimo, su Instagram e Twitter? Ma quanto consumano? Solo per gli Stati Uniti i server consumano più di novanta miliardi di kilowattora.Alla faccia del viaggio ambientalista.
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