I fascisti? Tutti spariti È la Liberazione dagli ipocriti

La paura di uno strisciante mostro neofascista era solo una fake news per tirare quattro voti in più dalle parti di largo Fochetti

I fascisti? Tutti spariti È la Liberazione dagli ipocriti

Che strano 25 aprile sarà, oggi. C'è un'aria strana. È una sensazione, ma pare diverso dalle solite Liberazioni. Quest'anno sembra un 25 aprile in Bella ciao minore. Più che una sfilata, una passeggiatina in centro. Una festa meno di piazza, meno sentita, meno cantata. Cosa sta succedendo? Per capirlo forse è utile leggere - ribaltandola - L'amaca di ieri di Michele Serra. Il quale ultimamente sembra offrire inedite chiavi di lettura, da sinistra, della società italiana, mai come in questo momento così lontana dagli eleganti interni di design della redazione di Repubblica. Ma non chiamateli radical chic!

Comunque, sfilatosi il maglioncino di cachemire per il caldo sol dell'avvenire di questi giorni, Michele Serra - dopo una frugale pausa pranzo da Cracco in Galleria - ha scritto ieri un sobrio colonnino contro i giornali di destra, colpevoli di avere strumentalizzato, a scopo elettorale, gli sbarchi di migranti sulle coste italiane. Fino a ieri - ironizza - l'onda clandestina era il tema caldo della stampa di destra, mentre oggi «pare quasi estinto».

Le cose curiose a questo punto sono due. La prima è leggere le prime pagine dei giornali di «area» usciti ieri, lo stesso giorno dell'Amaca incriminata (e per eleganza non citeremo il nostro Giornale). Primo esempio, La Verità, taglio di prima pagina, corpo 40: «Illusione finita, riprende l'ondata di sbarchi». Secondo esempio, Libero, titolo di apertura di prima pagina, corpo 90: «Nuova ondata nera». Quello che si dice, per un osservatore attento della società, essere sul pezzo...

La seconda cosa curiosa è che sostituendo l'espressione «paura dei migranti» con «allarme fascismo», e tenendo fermo l'uso strumentale da parte della stampa, ma di sinistra, L'amaca di Michele Serra mantiene - capovolta di segno ideologico - la sua logica di ferro. «Ciò che in campagna elettorale sembrava un'emergenza insostenibile, una minaccia all'integrità razziale del Paese (sostituisci con: «tenuta democratica»), ora produce il suono inoffensivo di una risacca umana, con qualche annegato, qualche sbarcato (sostituisci con: «Qualche sala negata all'Anpi, qualche goliardico saluto romano»). Routine, insomma, persino per quei quotidiani che appena due mesi fa gridavano "Al negro!" (sostituisci: «Al fascista!») in prima pagina».

È proprio così. Fino a qualche mese fa, a leggere qualche disonesto quotidiano di sinistra, sembrava che fossimo ripiombati ai tempi di Salò, sotto il tallone dei neofascisti da tastiera, minacciati dai nazi-leghisti etnici 2.0. Poi, inaspettatamente, nella nazione più pacifica e meno estremista d'Europa, Casapound alle elezioni del 4 marzo finisce col raggranellare lo 0,9 per cento, cioè niente. L'allarme fascista? Resta un bello slogan ad usum Repubblicae. Il pericolo nero? Niente più che un bollente titolo Espresso.

La verità è che la paura di uno strisciante mostro neofascista era solo una fake news per tirare quattro voti in più dalle parti di largo Fochetti, distante centinaia di chilometri, non solo metaforicamente, da piazzale Loreto.

Ed eccoci a questo strano 25 aprile, fuori tempo massimo rispetto a un inclemente, per la sinistra, calendario elettorale. Quella che doveva essere la più sentita festa della Liberazione, dove gridare alto il proprio «no!» ai nuovi (inesistenti) fascismi, è diventato un appuntamento sottotono per pochi, inossidabili, resistenti.

E anche i media, in generale, e i giornali di sinistra, in particolare, non hanno mai dedicato così poche pagine, come in questi giorni, all'(anti)fascismo. E chi prima del voto gridava «al lupo», è finito sbranato dagli elettori.

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