"Ape" in salita per il governo. A frenare il progetto voluto da Palazzo Chigi e dal ministero del Lavoro è l'Inps che mette in guardia l'esecutivo sulle criticità di cassa riguardo all'addio in anticipo all'occupazione. Il piano di uscita anticipata "è un meccanismo complicato, per questo ci vorrà un'importante campagna informativa e il contributo dei sindacati". Così Tito Boeri, presidente Inps, intervistato da la Stampa in merito alla riforma del sistema pensionistico che sarà ancora più difficile senza la riorganizzazione dell'Inps stessa: "L'Inps dovrà essere il centro di una rete fra banche, assicurazioni, imprese e lavoratori. Per noi è una grossa sfida. Abbiamo il dover di informare adeguatamente i contribuenti sulle implicazioni di scelte difficili. Per farlo abbiamo bisogno di più dipendenti preparati sul territorio".
Anche perché Boeri denuncia come "la struttura sia sotto stress: siamo ventottomila ed eroghiamo oltre quattrocento prestazioni diverse. La settimana scorsa ero in Polonia, dove ci sono cinquantamila persone per occuparsi solo di pensioni. Anche in Francia e Germania ci sono molti più dipendenti per euro erogato che da noi". Poi Boeri entra nel merito dei problemi dell'Inps: "La fusione fra Inps, Inpdap ed Enpals è avvenuta a freddo. Da allora non c’è mai stata una vera riorganizzazione. (Tira fuori l’organigramma dell’Inps). Guardi qui: le pare possibile che l’Inps debba avere una direzione “per il coordinamento analisi e monitoraggio soddisfazione dell’utenza per la riduzione del rischio reputazionale”? Per la pubblicazione dei lavori fatti dai ricercatori coinvolti nel programma VisitInps ho dovuto coinvolgere cinque direzioni generali. Glielo ripeto: cinque". Insomma dall'istituto per la previdenza sociale arriva una sorta di ultimatum per il governo: se non cambia la struttura dell'Inps sarà difficile attuare la riforma. E questo è l'ennesimo problema per un governo che da tempo è impegnato in un braccio di ferro con i sindacati per definire i paletti dell'uscita anticipata.
Infine Boeri parla anche del referendum e pone l'accento su un'eventuale riforma del Titolo V: "Avrà effetti potenzialmente importanti. Penso al contrasto alle povertà: oggi se ne occupano Comuni e Regioni a macchia di leopardo, mentre lo Stato contribuisce residualmente con la carta acquisti. Ci vorrebbe un sistema di finanziamento nazionale affiancato da un cofinanziamento locale. Questo responsabilizzerebbe gli enti locali a controllare che i soldi vadano davvero a chi ha bisogno e a spingere chi può a lavorare.
Un altro esempio è la riforma degli strumenti per la concessione di assegni di invalidità: oggi la competenza è divisa fra noi e Asl con sovrapposizioni evidenti, lungaggini e contenzioso. Ipotizziamo di affidare tutto all’Inps: oggi è necessario mettere d’accordo tutte le Regioni, se il sì passa lo Stato riavrà il potere di regia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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