«In considerazione del perdurante e straordinario afflusso di cittadini stranieri che interessa l'intero territorio nazionale la Prefettura ha indetto una procedura di gara, finalizzata a individuare strutture idonee per l'accoglienza di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale, già giunti o in arrivo su questo territorio». Questo è l'incipit, sempre uguale, che supporta il piano di azione del ministero dell'Interno, attraverso gli uffici territoriali del governo, per promuovere bandi pubblici e assegnare le risorse necessarie a gestire e ridistribuire capoluogo per capoluogo, comune per comune, centinaia di migliaia di migranti sulla nostra penisola. Tra il 2016 e il primo trimestre di quest'anno le prefetture hanno messo a disposizione dei servizi di accoglienza - gestiti in maggioranza da cooperative sociali e onlus disseminate lungo l'intero stivale - oltre 2 miliardi e 274 milioni di euro. Precisamente 2.274.782.110 che si sono tradotti in buona parte in quella quota giornaliera di circa 45 euro lordi (35 euro più Iva) pari al costo, per ogni straniero ospitato, di vitto, abbigliamento, assistenza sociale, linguistica e psicologica oltre a un'eventuale assistenza sanitaria. Ma altrettanto si è destinato anche per servizi di interpretariato e di supporto alla commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale durante i colloqui dei richiedenti asilo. Parcelle orarie, per traduttori di lingue sconosciute ai più, dialetti e idiomi quasi estinti, che partono dai 20 euro fino a 27.
Inoltre di questo enorme ammontare di denaro ce n'è una quota parte, dell'ordine delle centinaia di migliaia di euro, destinata al trasporto degli stranieri e infine qualche milione di euro messo a disposizione delle strutture in grado di ospitare minori non accompagnati. Ma non è finita qui contando che per l'accoglienza la legge di Stabilità ha decretato anche quest'anno, come per quello appena trascorso, fino a 4,2 miliardi di euro. E già. Perché altre risorse verranno destinate in seguito quando, le stesse Prefetture, avranno certezza di indire gare che non andranno deserte.
È prassi che prima di ogni bando l'ufficio del governo metta in piedi una procedura che si chiama avviso di interesse per capire l'adeguato spirito di ricettività a un determinato input. Ecco come funziona il meccanismo: la stragrande maggioranza dei nuovi appalti partiranno tra aprile e maggio in concomitanza con il picco degli sbarchi. Andrà così da Trapani a Crotone e a Bari e ancora da L'Aquila a Grosseto, da Bologna a Treviso fino a Sondrio, interessando ogni capoluogo senza lasciare indenne alcun comune. Passando al setaccio i portali delle prefetture, provincia per provincia, si assiste a un fiorire di nuovi centri di accoglienza domiciliare, di accoglienza straordinaria (Cas), di hub che vengono incrementati di anno in anno come il Sant'Anna di Isola di Capo Rizzuto a Crotone per oltre 1.200 migranti tra centro per i richiedenti asilo (Cara) e centro di identificazione ed espulsione (Cie) con un impegno di spesa annuale per circa 13 milioni euro. Cifre ancora più importanti caratterizzano quello di Bologna, l'hub Mattei che per 275 ospiti e 90 giorni di contratto costa all'erario 885.500 euro oltre all'accoglienza standard che per 2.375 migranti impegna 50.706.250 da maggio 2017 fino a dicembre 2018. Tant'è che l'Emilia Romagna è la regione dove a oggi sono state impegnate più risorse che in tutta la penisola: oltre 397 milioni di euro. Subito dopo viene il Lazio con poco più di 305 milioni. Dietro la Toscana con 263 milioni, poi ancora la Lombardia (237) e il Piemonte (199) e così via fino al Molise che spende solo, si fa per dire, 11 milioni di euro. Insomma, ogni capoluogo ha la propria fetta di accoglienza gestita da una cooperativa locale e onlus che, per una piccola quota può anche subappaltare, si aggiudica il servizio di interpretariato e all'occorrenza il servizio di trasporto spesso parametrato al numero di migranti da accompagnare e alle distanze da percorrere.
Un sistema fluido e strisciante supportato da un linguaggio pressoché sconosciuto a più, fatto di sigle, acronimi e modi di dire (Sprar, Cas, Hub, Msna) che nascondono la vera essenza di quello che sta accadendo: il cambiamento del tessuto sociale dell'intero Paese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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