Ieri i flash dei fotografi, le strette di mano tra imam e sacerdoti e gli abbracci tra cattolici e musulmani. Oggi le polemiche (durissime) all'interno della comunità islamica. Perché, aldilà di quanto hanno voluto far credere ai media, gli intenti non erano comuni. D'altra parte in chiesa sono andati sì e no 23mila musulmani, meno del 2% di quelli presenti regolarmente in Italia. "Ho visto i video dei nostri fratelli che sono andati in chiesa per la messa - tuona l'imam di Lecce Saifeddine Maaroufi - se ne stanno lì in silenzio, non pregano, non cantano, sono in evidente imbarazzo. Ditemi, allora: che senso ha avuto tutto questo? Perché dobbiamo sottostare a queste richieste che arrivano dall’esterno?".
"Per noi i luoghi di culto sono importanti, sono luoghi sacri - spiega Saifeddine ai microfoni del Corriere della Sera - per l’Occidente laico potrà sembrare qualcosa che ha a che fare con il folclore ma il Corano afferma 'a voi la vostra religione, a me la mia'". Ecco perché l'imam di Lecce avrebbe preferito un momento di incontro comunitario, come è già accaduto in passato, in una piazza, al di fuori di una chiesa. "Perché - precisa - stabilire chi sono i buoni e i cattivi spetta a Dio, non a chi ci impone queste richieste". Pur ribandendo un netto "no" al terrorismo, l'imam non manda proprio giù la preghiera comune in chiesa. Non solo per la "location" dell'evento. Il problema è tutt'altro. "A noi islamici è stato chiesto di tenere i sermoni in italiano e abbiamo accettato; ci è stato chiesto di scendere in piazza contro la violenza, fatto - polemizza - vogliono che giuriamo sulla Costituzione italiana, vogliono che andiamo in chiesa a pregare: la prossima volta che cosa dovremo fare, giurare su un crocefisso? Convertirci? C'è un'asticella che va ogni volta alzandosi e che non possiamo accettare. Dobbiamo vincere la diffidenza che ci circonda ma rimanendo fedeli a noi stessi".
Il malcontento all'interno delle comunità musulmane dilaga. Già ieri il portavoce della Grande Moschea di Roma aveva preso le distanze dall'iniziativa temendo un'eccessiva spettacolarizzazione per la stampa. Ma c'è chi, come lo stesso imam di Lecce, non condivide proprio e non ci sta a starsene zitto. "Sebbene la maggior parte dei nostri concittadini cristiani abbia accolto, compreso e fatto proprie le ormai innumerevoli attestazioni di solidarietà delle comunità islamiche - scrive su Facebook Ibrahim Gabriele Iungo, fedele e studioso del Corano - ad altri ciò non basta e non basterà finché non sarà la stessa tradizione islamica ad essere inquisitoriamente messa in discussione, secondo criteri che loro stessi si propongono di imporre. L’estremismo integralista e quello assimilazionista si nutrono reciprocamente".
E a chi è andato a pregare in chiesa ricorda "i magazzini, garage e capannoni industriali da cui siamo costretti a ricavare le nostre sale da preghiera". Lo stesso fa notare Sayad Hyder, portavoce della comunità pachistana di Brescia: "Siamo costretti a pregare sempre in luoghi precari e ogni gesto nostro viene guardato con sospetto...".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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