L'"altra faccia" di Tempa Rossa

Dighe inquinate, nessun rispetto per il decreto Ronchi, ricatto occupazionale, moria di pesci e alghe contaminate. Tutto quello che (non) si sa sulle ricadute ambientali dell'estrazione petrolifera

L'"altra faccia" di Tempa Rossa

Colline verdi che si susseguono come onde rendendo il paesaggio mosso e affascinante. Le nuvole fanno ombra sul verde vellutato dei campi lucani che conoscono l'antichissima fatica contadina.

Nel 1989, però, quella stessa terra dedita al pascolo e all’agricoltura, subì una scossa simile a quella di un terremoto: nelle sue viscere si nascondeva l’oro nero. Le compagnie petrolifere invasero il territorio proponendo ai contadini un nuovo lavoro, sviluppo, progresso.

Total, la compagnia petrolifera che estrae il petrolio a Tempa Rossa, località nei pressi del Comune di Corleto Perticara, nel grafico estratto da una scheda redatta il 7 ottobre scorso dati alla mano vuol confermare il vantaggio per il territorio (Occupazione diretta (dati giugno 2015)

In cambio dello sfruttamento di un territorio tra i più belli del Sud si ripete il sortilegio del ricatto occupazionale che strega da decenni il Mezzogiorno.

I lavori per la creazione degli impianti petroliferi a Tempa Rossa hanno preso il via nel 2012 e sempre Total specifica in una nota “da allora centinaia di persone e decine di mezzi sono impegnati ad oltre 1.000 metri di quota per realizzare la viabilità di accesso e all’interno del sito, spianare e livellare il terreno, realizzare i muri di contenimento, gli interventi per il drenaggio delle acque e l’impermeabilizzazione del suolo, preparare e gestire i siti di colmata per lo stoccaggio della terra risultante dagli scavi, solo per citare alcuni degli interventi".

Obiettivo della missione Total: trasformare un’area di circa 242.000 m2 (corrispondente a 33 campi di calcio) in modo da accogliere il sito industriale.

Già nel novembre del 2010, i Carabinieri del Noe sequestrarono a Corleto una discarica abusiva di fanghi petroliferi che ha contaminato le matrici ambientali e i cui veleni sono, probabilmente, finiti nella catena alimentare. Una situazione che Maurizio Bolognetti, giornalista e militante radicale già denunciava da tempo.

"Tutto questo si poteva evitare", dice in un’intervista a IlGiornale.it. Nel suo libro-dossier “Le mani nel petrolio” metteva in evidenza nel 2011 il titolo de “La Gazzetta del Mezzogiorno” in cui si parlava di “Basilicata dei veleni e dei silenzi. Indagini 'insabbiate', dati top secret, bonifiche mai avviate”.

Tempa rossa è diventato il nome di un progetto che coinvolge anche l'Eni e in particolare la raffineria di Taranto dove finisce il petrolio lucano. Taranto, già in emergenza ambientale per la questione Ilva, aveva detto “no”, attraverso il Comune, al prolungamento del pontile del porto per ricevere il petrolio Total dall’oleodotto della Val d’Agri. Il greggio finirebbe direttamente sulle navi petroliere. “No” al rischio di ulteriore inquinamento, soprattutto a mare.

Un rifiuto di cui, oggi, il sindaco Ippazio Stefano ne va orgoglioso.

“Una serie di situazioni di inquinamento sono state fatte dall’Eni prima che cedesse le quote alla Total.” Continua Bolognetti “ci sono sei pozzi con segnalazioni di inquinamento e bisogna capirne di più e in quell’area sono transitate anche delle sorgenti radioattive che vengono utilizzate dalle compagnie petrolifere per una specie di ‘scannerizzazione’ del pozzo. Ci sono delle lettere nelle quali la Prefettura di Potenza si lamenta nei confronti di alcune società, scrivendo che avrebbero dovuto rispettare la legge e avvertire per tempo gli enti preposti per dare loro modo di effettuare i dovuti controlli. Siamo arrivati al punto in cui il rappresentante del governo deve lamentarsi con le società petrolifere o con le aziende connesse di rispettare la legge. E’ un far west?”.

“Ci sono, però, delle cose che non vengono fuori: perché - prosegue Bolognetti - il comune di Viggiano non ha mai pubblicato i dati sulla situazione ambientale? Nel marzo 2012 a Potenza c’era un carteggio tra comune di Viggiano e Eni in cui Eni segnala al comune una serie di sforamenti e il comune tramite l’ufficio tecnico risponde ‘siamo preoccupati perché quello che ci state comunicando potrebbe essere dannoso per la salute delle popolazioni’”.

Addirittura l’Eni comunicava il danno ambientale. Un fior di paradosso.

“Quest’inchiesta - sottolinea il giornalista e attivista radicale Maurizio Bolognetti - non parla di una cosa: è vero che la Regione Basilicata dal 1997 non si è dotata per lunghissimo tempo (ora si) dell’anagrafe dei siti da bonificare come previsto dal decreto Ronchi e del codice dell’ambiente 152/20006? Non c’è stato rispetto della legge dello Stato.” I cittadini non hanno mai saputo nulla di tutto questo.

“Nel 2012 hanno taroccato i dati secondo me. Credo che la Ebc - prosegue Bolognetti - sia coinvolta. A monte oggi hanno sequestrato il pozzo, bene, ma il punto è: come hanno fatto ad avviare le pratiche per le autorizzazioni all’inizio degli anni 2000? C’è una delibera del comitato dei ministri del 4 febbraio 1977 che dice che gli affluenti industriali possono essere reiniettati in un’unità geologica profonda, ma se la zona è sismica è meglio non farlo” la Basilicata è una zona sismica. Ricordando quello del 1980 e le migliaia di morti. Nove anni prima del "terremoto" del petrolio.

Non è finita, nel suo libro Bolognetti denuncia l’insorgenza dell’ “alga cornuta” e la moria di pesci nell’invaso del Pertusillo che nel maggio del 2011 “si colorò di rosso-marrone” quasi fosse una maledizione biblica. Bolognetti specifica che è "agli atti che la morte è stata causata dall’inquinamento".

“In termini di completamento dei lavori – recita la nota Total a gloria dell'impresa di "Tempa Rossa" nella nota dello scorso anno – Total E&P Italia ha presentato al Ministero dello Sviluppo Economico istanza di aggiornamento del programma lavori della Concessione Gorgolione, sulla

base della quale si prevede l’avvio della produzione del giacimento Tempa Rossa a dicembre 2017”.

Quella data oggi, con l'inchiesta in corso, sembra lontanissima, mentre il sole scende sulle colline vellutate di Tempa Rossa.

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