Lampedusa, a 3 anni dalla strage dei migranti si celebra l'ipocrisia della Ue

Il 3 ottobre 2013 quella che sembrava la più grande tragedia del Mediterraneo. Boldrini: "In mare si muore più di prima"

Lampedusa, a 3 anni dalla strage dei migranti si celebra l'ipocrisia della Ue

A Lampedusa è il giorno della memoria e dell'accoglienza a tre anni dal naufragio in cui persero la vita 366 migranti (a cui vanno aggiunti altri 20 dispersi): il 3 ottobre 2013, infatti, un barcone prese fuoco e colò a picco quando era a solo mezzo miglio dall'isola.

Ma quella che sembrava la più grande tragedia del Mediterraneo non era che il preludio di anni in cui l'Italia si è trovata da sola ad affrontare una tragedia sempre più grande, mentre l'Europa esprimeva solidarietà soltanto a parole. Tre anni in cui le cifre degli sbarchi sono andate crescendo, nonostante i vari Mare Nostrum, Triton, eccetera.

"Oggi a Lampedusa si celebra la giornata dell'ipocrisia", attacca quindi Matteo Salvini, "A ricordare i 386 immigrati annegati nel Mediterraneo ci saranno infatti quei politici buonisti che, invitando tutti a partire e aiutando gli scafisti, hanno migliaia di morti sulla coscienza. Accogliere chi scappa dalla guerra, fermare tutti gli altri. Il resto è business, sulla pelle dei nuovi schiavi e a spese degli italiani. #stopinvasione, #stoprazzismo".

Che ben poco sia stato fatto lo ammette anche Laura Boldrini: "I morti di Lampedusa chiedono all'Europa di non dimenticare le proprie responsabilità", ha detto la presidente della Camera, "Il ricordo serve ma non basta, quando i numeri continuano ad essere quelli di una strage e nel Mediterraneo si muore più di prima: quest'anno già 3.500 vittime, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2015. E a differenza dell'anno scorso, quando era l'Egeo a contare il maggior numero di morti, l'accordo tra Turchia e Ue ha modificato i flussi e ha fatto nuovamente aumentare il numero di vittime sulla rotta dalla Libia".

Un attacco anche agli altri Stati membri: "L'Italia continua a prodigarsi in una straordinaria azione di soccorso, ma l'accoglienza non può coinvolgere soltanto un esiguo numero di Paesi europei", attacca la Boldrini, "C'è bisogno che tutti gli stati dell'Unione condividano la propria quota di responsabilità, come condividono le risorse che dall'Ue arrivano".

Intanto a Lampedusa sono tornati i sopravvissuti di quella tragedia. Con loro i "No Borders" che hanno marciato con cartelli che ringraziano i lampedusani al grido di "L'Europa inizia a Lampedusa" e "No ai muri, sì all'Europa di tutti". Ed è arrivato anche Angelino Alfano che ha partecipato alla cerimonia di deposizione della corona in mare, sul punto della tragedia.

"È un fatto che quella che ricordiamo oggi, fino a tre anni fa era una tragedia italiana, adesso è una giornata europea", dice il ministro dell'Interno, "L'Ue è davanti a un bivio decisivo: o ci si salva tutti, rispettando le regole, oppure sarà un fallimento. Ma ad oggi non tutti gli Stati che hanno sottoscritto i patti per ricollocare i profughi li stanno rispettando, e questo è grave. Noi non sappiamo se sono profughi o no quando li salviamo. Prima li salviamo, solo dopo vediamo se hanno diritto all'asilo o se bisogna mandarli indietro".

Ma in mare sono tornati i barconi. Si parla di quasi 6mila persone salvate in poche ore dalla Guardia costiera. E dal 3 ottobre 2013 "sono oltre 11.

400 le persone che hanno perso la vita nel Mar Mediterraneo, la rotta più pericolosa per migranti e rifugiati", denuncia l'Unhcr, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, "È un'occasione di riflessione e di impegno per trovare soluzioni concrete affinché le persone non debbano essere costrette a intraprendere questi viaggi pericolosi per cercare salvezza in Europa".

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