Gloria Cuminetti, l'attrice colpita con un pugno da un immigrato irregolare, mentre passeggiava per le vie di Torino, ha deciso di porgere l'altra guancia al suo aggressore. E lo fa rivolgendogli parole pietone e quasi comprensione.
"Credo che anche questa persona abbia subito delle ingiustizie nella vita, e non abbia ricevuto amore", ha detto l'attrice in un'intervista al Corriere della Sera. Parole che rischiano di suonare come una giustificazione verso un atto che non può essere considerato altro se non violenza gratuita. "Mi sono chiesta perché vomitasse questa rabbia addosso alle persone e quali fantasmi avesse dentro. Ho avuto una sensazione di ingiustizia forte da subito, per lui: se hai ricevuto amore, dai amore, se non lo hai ricevuto, invece, vai in giro a picchiare la gente", dice ancora la Cuminetti, che non sembra provare rancora verso il marocchino 34enne, che l'ha aggredita, solamente perché ha avuto la sfortuna di incrociarlo per strada. Nessuna rabbia, contro l'uomo che le ha fatto perdere i sensi. Anzi, specifica che il fatto che il suo aggressore parlasse arabo non dovrebbe dare "adito a polemiche razziste e sterili, perché odio il chiacchiericcio da bar alla Salvini".
Un atteggiamento, quello della Cuminetti, che suscita sicuramente ammirazione, ma che rischia di passare per quello di chi giustifica atti violenti, nascondendoli dietro alla mancanza di amore e facendo passare l'aggressore da carnefice a vittima.
Sembra quasi, come scrive Libero, lo stesso principio di chi non denuncia la violenza domestica, addossandosi la colpa delle percosse e giustificandole con la mancanza di amore, comprensione e accoglienza.Ma non è così: un'aggressione, di quasiasi natura, non potrà mai essere giustificata dalla sofferenza o dalla mancanza di attenzione.
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