Leggete due libri prima di delirare

Leggete due libri prima di delirare

Per tagliare la testa al toro al falso problema della fascistizzazione dell'Italia, invece di andare in piazza come sardine sarebbe molto più utile leggere due libri appena usciti di due squali (nel senso di re dei mari) del giornalismo italiano, Bruno Vespa ed Eugenio Scalfari. I due, successo a parte, hanno pochi punti in comune, così come diversi sono i due libri: «Perché l'Italia diventò fascista e perché il fascismo non può tornare» (edizioni Mondadori) quello di Vespa; «Grand Hotel Scalfari» (Marsilio edizioni) quello che il fondatore di Repubblica ha dettato a due colleghi. Ciò che li accomuna oltre che la scorrevolezza della scrittura - è la ricostruzione, nella prima parte, di cosa fu in realtà il fascismo (Scalfari lo racconta in prima persona vantandosi per la prima volta in maniera motivata di essere stato a lungo convintamente fascista) e nella seconda il viaggio nell'Italia post fascista (Vespa la proietta direttamente alle vicende di oggi non senza qualche inedito retroscena).

Se le sardine avessero la pazienza, direi il piacere, di arrivare fino in fondo alle due letture potrebbero capire che il loro muoversi violentemente in banco a caccia di streghe sta agitando acque che di loro sarebbero sostanzialmente quiete, al massimo increspate da brezze fastidiose sì ma non pericolose per la navigazione della democrazia. Certo, se elevi un cretino a intellettuale, un nostalgico a statista (entrambe le categorie sono non eludibili) allora vale tutto. Ma farlo vuole dire mettersi a livello delle due suddette tipologie e nobilitarle ben oltre la loro forza e consistenza. Senza gli antifascisti i fascistelli in circolazione rimarrebbero confinati a fenomeni da baraccone, al massimo di competenza del commissariato di quartiere.

Se viceversa tutto è fascismo, se qualsiasi obiezione al politicamente corretto, se qualsiasi partito non di sinistra viene bollato come fascista, alla fine si ottiene il risultato opposto: nulla è più fascista e quindi neppure il fascismo nei rari casi in cui si appalesa. L'Italia è stata fascista fino al midollo, lo sono stati - oltre a Scalfari - Toscanini, Ignazio Silone e Pietro Nenni, tanto per fare tre nomi noti.

E lo è diventata Vespa ben lo documenta come difesa a un violento tentativo di insediare il comunismo fresco della Rivoluzione di Ottobre anche in casa nostra. Oggi, se Dio vuole, non ci sono più né bolscevichi né fascisti, quindi non ci servono neppure partigiani ma ingegneri e operai specializzati. Che si formano a scuola e in università più che nelle piazze.

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