L'ex dipendente: "Un dolore vedere la Perugina così"

Concetta Spitale è una ex dipendente Perugina. Nel suo racconto l'accusa alla gestione Nestlé

L'ex dipendente: "Un dolore vedere la Perugina così"

"Quando c’era Mario Spagnoli mio padre frequentava la villa Spagnoli (famiglia proprietaria della Perugina). Era una brava persona. La bisnonna e il nonno hanno fatto molto per noi operai: dalla terra per le case popolari ai servizi aziendali. Ora quella Perugina, però, non c'è più. E nemmeno il 'Bacio' è più lo stesso".

Concetta Spitale è un fiume in piena. Fermarla mentre racconta i suoi decenni da operaia della Perugina è praticamente impossibile. Al Giornale.it ha raccontato la sua visione del "Bacio", delle "Rossana" (che ora la Nestlé vuole "dismettere") e di tutto il mondo Perugina. Il suo mondo. Quello della regione Umbria e, in fondo, anche dell'italia intera. Il successo della fiction su Luisa Spagnoli ha dimostrato l'amore dei consumatori per i dolci alla nocciola. Eppure l'azienda non versa in ottime acque. La produzione si è ristretta e gli svizzeri vogliono puntare solo sui cioccolatini.

"Questa non è una crisi - dice Concetta - è la fine di un ciclo. La storia torna e ritorna. Sono anni che facciamo battaglie alla Perugina e non mi stupisce che si sia ridotta così". Quando la intervistiamo l'annuncio di una riduzione degli investimenti su tutti i prodotti che non sono cioccolata era solo nell'aria. Una preoccupazione già presente nei discorsi di Concetta che si è rivelata fondata.

Lei ha lavorato per anni alla Perugina. È stata rappresentante sindacale e ora continua a fare le sue battaglie. Come mai?
"Ci sono affezzionata. Già nel 1990 dicevamo che la Perugina con la Nestlé sarebbe finita a produrre solo i Baci, abbandonando tutto il resto delle produzioni. Sapevamo che non sarebbe andata bene. Sapevamo che non avrebbe gestito un gruppo così grosso, perché non era nelle sue corde. La chiamavano “Attila”: dove passa lei non cresce più l’erba. Vuole gestire solo piccoli marchi sicuri, per questo ha ridotto la Perugina al solo "Bacio".

Beh, è indubbiamente il prodotto più famoso dell'azienda. Tutti lo conoscono, anche all'estero.
"Sì, ma la qualità è peggiorata. Le materie prime non sono quelle di una volta. Una persona che lavora dentro me lo ha confermato: non usano più la granella classica e così la pasta interna è troppo dura. Noi producevamo utilizzando le migliori materie prime che si trovavano sul mercato. Per fare un esempio: venivano comprate le nocciole piemontesi, ora invece pare che le prendano dall’estero".

Una questione che riguarda solo il "Bacio"?
"No, anche la Rossana era più morbida all’interno. E poi che fine hanno fatto tutti gli altri prodotti? La Cinzia? Le Ciliegie? Le Banane? Io faccio fatica a trovarle al supermercato. Molti miei amici dicono: "Non comprerò più nulla della Perugina""

Una dura accusa alla Nestlé...
"In 28 anni ha distrutto la Perugina pian piano. In azienda si sono avventurate delle persone nuove che però non capiscono molto di cioccolatini. Una volta si poteva mangiare tutta la cioccolata presente nel nostro reparto. Quanta ne volevamo. Me so ammalata di colite, per quanta ne ho mangiata. Per questo posso dire che questo cioccolato di oggi non è buono. Quando c’erano gli Spagnoli si viveva in un clima familiare. Che ora si è perso. Sa quando ho capito che avrebbero puntato tutto solo sul "Bacio"?"

Mi dica.
"Quando vendettero il torrefattore alla 'Barri'. E pensare che la nostra cioccolata era così buona che finiva alla Ferrero per fare la Nutella..."

Tutta colpa della Nestlé, insomma...
"No, anche i sindacati hanno fatto errori enormi. Prima mettendo in difficoltà la gestione Spagnoli-Buitoni, poi permettendo alla Nestlé di fare quello che voleva. Senza protestare. I Buitoni e gli Spagnoli ci credevano davvero a quello che facevano. E cercavano anche di migliore la situazione dei dipendenti.

Venivano accusati dai sindacati di essere dai “padri-padroni”, ma non era così. Ora lo capisco. La Nestlé invece è talmente enorme che nemmeno si sa chi è il proprietario. Ci avevano promesso che il centro direzionale non sarebbe stato spostato. E invece lo hanno portato a Milano".

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