Caro direttore, tutti gli uomini liberi e di buona volontà, in Europa e nel mondo, devono mobilitarsi per scongiurare l'esecuzione della condanna a morte per Asia Bibi. È questo il senso di un'interrogazione che ho presentato a Bruxelles all'Alto rappresentante Ue, Federica Mogherini, chiedendo in che modo, con quali misure diplomatiche, il servizio europeo per l'azione esterna si stia adoperando e quali iniziative abbia messo in campo per promuovere la libertà di religione e di espressione in Pakistan.
Tutti devono far sentire la loro voce contro l'intolleranza, come contro il terrorismo. Le comunità islamiche in Italia e in Europa sono intervenute attraverso i loro rappresentanti per prendere le distanze dagli attacchi di Bruxelles, ultimi di una catena di stragi perpetrate in nome di Allah. Le parole però non bastano. Abbiamo ascoltato condanne ufficiali dell'Isis, ma abbiamo visto poche (e spesso poco frequentate) manifestazioni di piazza contro il terrorismo da parte delle associazioni islamiche. Eppure, molte vittime sono di religione musulmana a cominciare da Ahmet Merabet, il poliziotto ucciso senza pietà dai terroristi di Charlie Hebdo. In quanto vicepresidente del Parlamento europeo con la delega al dialogo interreligioso, sento la necessità di un'autentica e visibile cooperazione tra le diverse fedi per respingere in modo netto la violenza in nome di Dio, che è la vera blasfemia di oggi.
L'attentato kamikaze in un parco giochi a Lahore, Pakistan, è avvenuto sull'onda di una manifestazione di piazza a favore dell'impiccagione di Asia Bibi. A riprova che il terrorismo è l'espressione più crudele dell'odio religioso. Allora quale migliore occasione della campagna a favore di Asia, ingiustamente condannata a morte, per dimostrare la propria buona fede? Mi appello ai musulmani in Italia e in Europa perché si uniscano alla protesta, chiedendo di liberare la giovane pachistana madre di cinque figli colpevole solo di essere cristiana, in carcere da 2.473 giorni. Asia Bibi è stata condannata in base ad accuse prive di riscontro che un gruppo di donne musulmane ha presentato alla polizia giorni dopo le supposte offese al Corano. Qualsiasi uomo o donna che abbia a cuore la religione, il diritto e non sia accecato dall'odio, sa che Asia Bibi andava prosciolta e liberata. Non mancano esempi di coraggiosa affermazione di un Islam diverso da quello dei terroristi e del fanatismo religioso. Un'autorità carismatica come Abdallah II di Giordania, discendente diretto della famiglia di Maometto, parlando da leader del mondo islamico al Parlamento europeo lo scorso anno, ha riconosciuto all'Europa di «svolgere un ruolo cruciale a favore del dialogo interreligioso e del rispetto per tutte le culture», entrando nel merito di «che cosa vuol dire essere musulmano, una religione che chiede a tutti i suoi fedeli il rispetto degli altri». E ha ricordato che «i criminali dell'Isis hanno come obiettivo principale proprio i musulmani».
Con questo spirito, chiedo alle comunità di musulmani in Italia e in Europa di dimostrare concretamente la loro opposizione al terrorismo. L'inventario dei morti e degli attentati non consente più i distinguo, tanto meno il silenzio. Le comunità islamiche devono dirci con chiarezza da che parte stanno: se con l'islam tollerante e pacifico del Re di Giordania o con i tagliagole dell'Isis, i kamikaze talebani, le corti islamiste. I musulmani in Italia e in Europa, formalmente nostri concittadini o no, devono sciogliere il dubbio terribile che attanaglia molti di noi. Possono farlo cogliendo l'occasione di unirsi alla campagna per la liberazione di Asia Bibi, annientando qualsiasi sospetto di complicità morale con gli assassini, i prevaricatori, i nemici dell'umanità.
Sono certo che la stragrande maggioranza di loro condivide questo spirito e deve solo trovare la forza di testimoniarlo, perché sia chiaro a tutti che chi spara in nome di Dio, spara contro Dio.Antonio Tajani,
vicepresidente del Parlamento europeo con delega al dialogo interreligioso
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