Si tratta di un emendamento, presentato però dai relatori al ddl Bilancio, dunque con buone possibilità di essere approvato. Una modifica alla manovra che potrebbe eliminare i fondi per la sanità "vincolati" all'assistenza dei migranti: fino ad oggi, infatti, le Regioni avevano a disposizione un fondo di circa 31 milioni il cui scopo era quello di garantire cure agli immigrati che non sono iscritti al Servizio Sanitario Nazionale.
Tutti i migranti ispiti nelle strutture di accoglienza hanno ovviamente garantito anche l'accesso ai servizi sanitari. Ma gli immigrati che non sono iscritti a Ssn non hanno diritto alle cure. Così era nato il fondo dedicato a queste persone, dunque vincolato. L'emedamento presentato alla legge di Bilancio prevede di far confluire i 31 milioni "nella quota indistinta del fabbisogno sanitario standard nazionale". Dunque verranno ripartiti tra le regioni senza alcun vincolo particolare, dedicandoli così a tutti i cittadini e ad altri scopi.
La prima reazione è arrivata dal governatore del Lazio e candidato alla guida del Pd, Nicola Zingaretti. Dopo aver dato "ragione da vendere" a Mimmo Lucano, aver attaccato il dl Sicurezza che "riversa sulle strade migliaia di persone senza più diritti" e prevedere che il decreto di Salvini creerà "caos, emarginazione, uno stato di emergenza permanente", Zingaretti attacca la decisione di "cancellare l'iscrizione anagrafica per i richiedenti asilo". "Nel Lazio - afferma - daremo indicazione alle Asl di erogare cure e assistenza sanitaria a tutte le persone, anche ai nuovi 'invisibilì creati dal decreto. Sarebbe però opportuna a questo punto la definizione e l'attuazione di un Piano nazionale per la coesione sociale e la sicurezza condiviso tra i vari livelli istituzionali, almeno per limitare i danni e i rischi".
La polemica ha spinto i deputati grillini a spiegare la decisione: "Nessuna volontà di sottrarre o ridurre i fondi per curare gli stranieri non iscritti al Servizio sanitario nazionale.
Con un emendamento alla legge di Bilancio, semplicemente, rispondiamo a una richiesta avanzata già diverso tempo fa da tutte le Regioni, che chiedevano di non perdere risorse nel caso in cui non venissero utilizzate per il fine preposto. Così facciamo in modo che la quota non spesa possa entrare nel fabbisogno sanitario standard nazionale e servire comunque per i livelli essenziali di assistenza e per le cure di tutti".
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