Papa Francesco torna a parlare di immigrazione e a chiedere accoglienza: "Le paure si concentrano spesso su chi è straniero, diverso da noi, povero, come se fosse un nemico", dice Bergoglio parlando nella basilica romana di Santa Maria in Trastevere, in occasione dei 50 anni della Comunità di Sant'Egidio.
"Il mondo oggi è spesso abitato dalla paura", aggiunge il Pontefice, "E anche dalla rabbia che è una sorellà della paura. È una malattia antica. Il nostro tempo conosce grandi paure di fronte alle vaste dimensioni della globalizzazione. E allora ci si difende da queste persone, credendo di preservare quello che abbiamo o quello che siamo. L'atmosfera di paura può contagiare anche i cristiani che, come quel servo della parabola, nascondono il dono ricevuto. Se siamo soli, siamo presi facilmente dalla paura".
Per questo Papa Francesco chiede di ripensare la globalizzazione: "Il mondo è diventato globale, l'economia e le comunicazioni si sono unificate. Ma per tanta gente, specialmente per i poveri, si sono alzati nuovi muri", sottolinea il Capo della Chiesa, "Le diversità sono occasione di ostilità e di conflitto. È ancora da costruire una globalizzazione della solidarietà e dello spirito. Il futuro del mondo globale è vivere insieme: questo ideale richiede l'impegno di costruire ponti, di tenere aperto il dialogo, di continuare a incontrarsi.
Il cristiano, per sua vocazione, è fratello di ogni uomo, specie se povero e anche se è nemico. La Chiesa è segno di unità del genere umano, tra i popoli, le famiglie, le culture. Dobbiamo creare una società in cui nessuno sia più straniero: è la missione di valicare i confini e i muri, per riunire".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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