Una lettera che squarcia il velo di buonismo sugli sbarchi degli immigrati. A scriverla è un poliziotto "in prima linea" che più di una volta ha partecipato alle operazionidi salvataggio dei migranti nel Mar Mediterraneo.
"Sono stato nei giorni scorsi aggregato in Sicilia, tra Agrigento e Lampedusa per l' emergenza sbarchi - scrive Manuel Cantelli nella missiva spedita al Tempo - Non sono un poliziotto di primo pelo e credo di aver visto un po' di tutto, ma nonostante ciò la situazione che mi si è presentata mi ha sconcertato. Ogni giorno sbarcano sulle coste italiane centinaia di persone, alcune con le loro imbarcazioni, molte di loro accompa sorta di 'comitato di benvenuto' li ha riforniti di viveri e dopo una bella pacca sulla spalla, con un cordiale arrivederci, li hanno lasciati liberi di andare dove volessero. Proprio così, liberi nel nostro Paese. Roba da non credere".
L'agente è convinto che "queste persone, questi giovani, non sono profughi". Nessuna fuga dalla guerra, ma "galeotti tunisini che di certo non vengono qui per fare gli operai in fabbrica". Quando sbarcano riecevono un foglio di via, dovrebbero lasciare il Belpaese entro 7 giorni ma alla fine non lo fa quasi nessuno. "Abbiamo messo in piedi una macchina dei soccorsi enorme - continua la lettera - a Lampedusa c' è uno spiegamento di forze incredibile, mezzi e uomini di tutti i reparti, dalla Protezione Civile alla Croce Rossa, dai Vigili del Fuoco a tutte le Forze dell' Ordine; aerei, navi, traghetti, tutti dediti all' accoglienza, tutti preoccupati a fornire un servizio a 5 stelle a questi signori, che tutto sono tranne che pacifici turisti".
Una invasione sostenuta dal silenzio delle istituzioni e dei media: "Nella maggior parte dei casi si
tratta persone senza ritegno alcuno, senza alcun rispetto delle nostre regole, delle nostre leggi, della nostra civiltà e purtroppo nei Tg non se ne parla, come se quello che succede a Lampedusa debba essere tenuto nascosto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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