Militari salgono sul Lince: ora rischiano un anno di galera

Quattro soldati dell'operazione Strade Sicure si rifugiano nel mezzo durante il turno di servizio. Passa l'ispezione e li sorprende: giovedì il processo

Militari salgono sul Lince: ora rischiano un anno di galera

Sono saliti per un momento sul mezzo messo a loro disposizione. E adesso rischiano fino ad un anno di galera. Inizierà giovedì il processo ai danni di quattro soldati impegnati nell'operazione Strade Sicure a Roma. Intorno alle 23.30 di una sera di dicembre sono stati sorpresi dall'ispezione di un tenente mentre, invece di piantonare in piedi di fronte alle entrate del Tribunale, si erano rintanati per il freddo all'interno del Lince.

Le consegne del personale destinato alla vigilanza fissa, infatti, parlano chiaramente: i militari devono rimanere in piedi e soprattutto all'esterno del mezzo. Facile a dirsi, più difficile a farsi. "Non è concepibile subire una condanna penale solo per essersi protetti dal freddo", dice Giorgio Carta, avvocato difensore dei quattro soldati. Giovedì il giudice del Tribunale militare dovrà decidere se condannare o meno le reclute per "violata consegna". Il codice prevede fino ad un anno di carcere e c'è il rischio concreto che nella sentenza si arrivi a 3 o 4 mesi. "Il punto dirimente - spiega Carta - è che tre dei quattro ragazzi non sono in servizio permanente. E una condanna gli impedirebbe di partecipare ai concorsi". Dovrebbero, insomma, trovarsi un'altra occupazione e appendere al chiodo la divisa dell'Esercito.

Non è il primo caso simile. Spesso accade, soprattutto ai soldati di Strade Sicure, di ricevere l'ispezione di un tenente e di essere sorpresi col telefono in mano o momentaneamente fuori posizione. "Speriamo che il giudice abbia il senso della misura - spiega Carta - i militari fanno servizi di sei ore consecutive, in piedi, con un carico di oltre 20 kg sulle spalle" tra armi e giubbotto antiproiettile.

La difesa, comunque, sta puntando tutto sulla posizione dei mezzi per cercare l'assoluzione degli imputati che, spiega Carta, "avevano comunque garantito la vigilanza e la custodia restando all'interno del mezzo", perché posizionati in modo strategico.

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