"Sono tornata a 42 anni fa. Lì ho iniziato a capire cosa è la condanna sociale e morale e anche le forme di sciacallaggio. Ho imparato a non giudicare se non sulla base dei fatti, libera dal pregiudizio".
A parlare è Isabella Rauti, moglie di Gianni Alemanno, che in un'intervista alla Stampa ricorda l'arresto del padre, Pino Rauti, tra i fondatori del Msi, che finì in carcere accusato di avere partecipato agli attentati ai treni dell'agosto 1968 e poi assolto con formula piena. E dice di stare rivivendo quanto accadde allora, a causa dell'inchiesta Terra di mezzo e dell'accusa all'ex sindaco di Roma per corruzione aggravata e associazione di stampo mafioso.
"Avevo nove anni quando ho assistito all'arresto di mio padre", dice la Rauti, che dice di essere "assolutamente convinta dell'estraneità" di Alemanno dai fatti che gli vengono imputati e denuncia "una morbosità" che alimenta "le ondate di fango".
"Quando martedì mattina hanno citofonato per effettuare la perquisizione - ricorda - già c'erano giornalisti che filmavano quello che accadeva. E sono state scritte falsità incredibili". La Rauti condanna infatti come una "panzana" la storia delle valigie di soldi che sarebbero state portate in Argentina. "Smentita dalla Procura, ma quasi nessun giornale ha dato riscontro di questa smentita".
"Mio marito può essere criticato sulle scelte politiche ma non ha mai commesso illegalità", aggiunge la moglie di Alemanno, che dice anche di
non riconoscersi nella destra di oggi. "La destra in cui ho militato da quando avevo 14 anni nulla ha a che vedere con questa presunta e sedicente destra che di fatto è una forma di criminalità stile Romanzo Criminale".,- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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