Fa discutere la vicenda che arriva da Sala Consilina, in Puglia. Nel maggio scorso, dopo un tragico incidente stradale a Bisceglie, ha perso la vita Maria Dorotea Di Sia. La famiglia della 26enne, dopo quasi quattro mesi, si è vista recapitare a casa le spese per la rimozione del cadavere. Sul luogo dell'incidente, come riportano in una nota i genitori, è giunta la polizia municipale che "in piena autonomia decideva di rivolgersi ad un’agenzia funebre per la rimozione del corpo della povera ragazza che veniva portata all'obitorio dell’ospedale di Bisceglie distante un chilometro dal luogo dell’incidente, anziché farla trasportare dal servizio mortuario dell’ospedale".
Adesso, fanno sapere i familiari della giovane, si è presentata "una situazione incresciosa, incredibile ed inumana". Infatti, come scrivono in una nota, il Comune di Bisceglie ha recapitato "l’assurda richiesta di rimborso spese per il servizio di rimozione". Non solo. Il Comune, in seguito al mancato pagamento della fattura, ha deciso di inviare anche un sollecito per il servizio assicurato con una riscossione forzosa della somma entro sette giorni.
La famiglia, che spera in un veloce intervento del sindaco per annullare la richiesta del pagamento, si è dichiarata scioccata.
Anche perché la legge impone l'uso del servizio pubblico della rimozione della salme nel caso in cui l'ospedale di competenza, in questo caso quello di Bisceglie, "dispone di un proprio servizio mortuario".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.