Naufragio della Costa, i pm: "Pietra tombale su Schettino"

Concluso dopo cinque giorni di udienza l’incidente probatorio sulla scatola nera della Costa. I periti: "Le porte stagne funzionavano"

Dopo cinque giorni di udienza è finito oggi pomeriggio al Teatro Moderno di Grosseto l’incidente probatorio sulla scatola nera della nave Costa Concordia e sulla navigazione tenuta il 13 gennaio scorso quando si verificò il naufragio all’Isola del Giglio con 32 morti. L’udienza, presieduta dal gip Valeria Montesarchio, è iniziata lunedì scorso ed è durata tutta la settimana. "Questo incidente probatorio ha posto una pietra tombale sulle responsabilità del comandante Schettino", ha detto il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio.

"Buonasera, siamo semplicemente stanchi". Sono le uniche parole pronunciate dal comandante Francesco Schettino uscendo dal teatro di Grosseto dove dopo cinque giorni si è concluso l’incidente probatorio sul naufragio della Concordia. Schettino si è rivolto con queste parole alle telecamere e poi è salito in auto con i suoi avvocati. Potrebbe non ritornare subito a Meta di Sorrento poiché è autorizzato a stare fuori dal comune fino a domani compreso. "Ne usciamo meglio di come siamo entrati", ha commentato l’avvocato Bruno Leporatti difensore di Schettino.

Secondo quanto riferito da alcuni legali di parti offese fuori dal teatro Moderno di Grosseto, il collegio dei periti del gip ha spiegato che le porte stagne della nave Costa Concordia era funzionanti la sera del naufragio. La difesa del comandante Schettino aveva invece fatto rilevare che l’inclinazione della nave a seguito dell’allagamento dei ponti inferiori era stata causata anche da difetti alle porte stagne, che in incidenti come questo devono agire mantenendo la nave in equilibrio. Rispetto ad alcuni rilievi delle parti offese, sempre i periti del gip hanno respinto la richiesta di esaminare le mail contenute nelle memorie dei computer della plancia di comando, ritenendola una operazione irrilevante poichè ciò che è importante, è stato sottolineato, è quale tipo di rotta la nave tenne da Civitavecchia all'Isola del Giglio.

In aula c’è stata una serie di domande sul funzionamento delle porte stagne tra il sostituto procuratore Alessandro Leopizzi e il capo del collegio del gip, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, nelle fasi conclusive dell’incidente probatorio dedicato ai chiarimenti dell’accusa. Il pm Leopizzi, che in questi giorni ha fatto da portavoce della procura, che coordina l’inchiesta sul naufragio della Costa Concordia, nel pomeriggio ha dialogato in aula per diverso tempo con l’ammiraglio.

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