"Ho lanciato il mio bambino, appena partorito, dal balcone di casa". La sua confessione gela il sangue. La mente va al corpicino del bebè gettato dal balcone e schiantato a terra, come un sacco della pattumiera. Quel fagottino è stato trovato riverso sulla strada, in uno straccio insanguinato. Un orrore lungo le vie di Settimo Torinese. Ora, per quel brutale omicidio, è stata arrestata la madre, una 34enne italiana, che nella notte ha confessato la sua barbarie.
Il neonato, un maschietto, era stato appena partorito. La madre l'ha buttato via, giù dalla finestra. Stefano Cravero, un operaio di 21 anni che stava tornando a casa dal lavoro, lo ha visto a terra, avvolto in un asciugamano insanguinato. Aveva una grossa ferita sulla testa. "Ho visto qualcosa in mezzo alla strada e mi sono fermato - ha raccontato il giovane - era agonizzante ma respirava ancora". Cravero ha, quindi, chiesto a due netturbini, Saverio Casorelli e Attilio Bondino, che gli hanno prestato i primi soccorsi. "Mi sono avvicinato - hanno raccontato alla Stampa - volevo avvolgerlo nel mio gilet, ma non era adeguato". Così ha iniziato a gridare e i residenti si sono affacciati dalle finestre che danno su via Turati, di fronte ai balconi del civico 2. "Mi hanno buttato giù delle tovaglie - ha continuato l'uomo - e l'ho avvolto". Il bambino reagiva. "Poi - ha concluso - sono arrivati i carabinieri e l'ambulanza, lo hanno intubato e se lo sono portati via". Soccorso dal personale del 118 e trasferito d’urgenza all'ospedale Regina Margherita di Torino, il piccolo è apparso subito in gravi condizioni. "Il bimbo pesava 3 chili ed era alto 54 centimetri", hanno riferito i medici che hanno deciso di chiamare il neonato Giovanni.
Il quartiere, in cui è stato ammazzato il neonato, è residenziale. Anche se non è una zona di passaggio, non è molto lontata dall'isola pedonale di Settimo Torinese. "È una scena che non dimenticherò più", ha detto alla Stampa Attilio Bondino. "È stato sconvolgente - ha, poi, aggiunto - speravamo tutti di potergli salvare la vita". Torchiata dal procuratore capo di Ivrea, Giuseppe Ferrando, la donna è crollata nella notte, dopo che era stata fermata dai carabinieri della compagnia di Chivasso. Subito dopo aver dato alla luce il figlio, la 34enne lo avrebbe lanciato dal balcone al secondo piano dell'abitazione in cui vive, che si trova proprio di fronte al luogo del ritrovamento del corpicino. "Quando il piccolo è stato trovato in strada - ha riferito il procuratore - si è affacciata al balcone anche lei, col marito, guardando quello che stava accadendo".
"Non pensavo di essere incinta perché avevo il ciclo mestruale. Mi sono svegliata all'alba, ho capito che era nato un bambino ma non so cosa sia successo dopo al bimbo". Dagli esami ginecologici eseguiti è emerso che la donna ha avuto un parto autogestito. La svolta nelle indagini è arrivata ieri pomeriggio quando i carabinieri ascoltando i vari testimoni residenti nella zona del ritrovamento del neonato hanno raccolto anche il suo racconto da cui sono emerse incongruenze e contraddizioni che hanno indotto i militari ad accompagnare la donna in procura per approfondimenti. Secondo quanto ricostruito, nessuno sembrava essersi accorto della sua gravidanza, né il compagno né i familiari. Sentito dagli investigatori, il compagno ha detto di aver sentito alcuni rumori ma, quando ha chiesto spiegazioni per il sangue in bagno, la donna gli ha detto di aver avuto un ciclo mestruale molto abbondante.
"Dall'interrogatorio è emersa un'apparente normalità e tranquillità della donna che dopo aver partorito, all'alba di ieri come lei stessa ha ammesso, si fosse sbarazzata del bambino e poi abbia accompagnato l'altra figlia all'asilo - ha continuato Fernando - un rientro alla normalità davvero particolare". Dopo l'interrogatorio pensava addirittua di poter tornare a casa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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