"Kung Fu Panda fa il lavaggio del cervello gender ai bambini". È bastata una frase di MarioAdinolfi - che pure ha ammesso di non aver visto il film - per scatenare la polemica in una scuola materna di Perugia dove i genitori sono insorti contro la visione del film.
Domani, infatti, i 90 piccoli tra i 3 e i 5 anni sarebbero dovuti andare al cinema in orario scolastico per andare a vedere il cartone animanto della Dreamworks. Una gita che suonava come un regalo di Pasqua fino a che lo scorso giovedì tre genitori non si sono messi di traverso e non hanno dato il consenso a far partecipare i propri figli alla visione del film dopo aver letto le parole di Adinolfi.
A quel punto le maestre hanno proposto di portare i bimbi a vedere un altro cartone nelle sale in questi giorni, Zootropolis, perché - si giustifica la dirigente scolastica - per poter effettuare un'attività extrascolastica è necessario che ci sia l'adesione dell'intera classe. Ne è nata una diatriba tra i genitori che ha portato all'annullamento della gita e all'esacerbarsi delle polemiche. È intervenuta anche il ministro Stefania Giannini che ha parlato di "truffa culturale": "Non esiste un tema gender nella scuola e nel dibattito educativo. Esiste una sensibilità alle pari opportunità e alla lotta alle discriminazioni che noi stiamo, credo con convinzione e come dovere culturale, cercando di portare avanti".
E la questione è stata portata anche all'attenzione di Alessandro Carloni, regista italiano del terzo capitolo della saga del panda Po.
"L'asilo di mia figlia nella sonnacchiosa Perugia ha bannato Kung Fu Panda 3. Che tristezza", ha twittato il papà di una bambina coinvolta suo malgrado nella vicenda. "È pazzesco", ha risposto il regista: "Mi scuso per il mio Paese. Dovrei mandare a tua figlia e ai suo compagni una copia del nostro film".@LiamBoylePG that's crazy. I apologize for my native country. I should send your daughter ad her classmates an early copy of our movie.
— Alessandro Carloni (@AleCarloni) 20 marzo 2016
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