Non lasciate la scena in mano a un comico

Se il silenzio del governo serve solo a fare sentire più alta la voce di Grillo, viene quasi da rimpiangere il caos di prima

Non lasciate la scena in mano a un comico

Avevamo auspicato un ritorno alla politica «normale», storditi dall'inutile baccano del renzismo. Apprezziamo quindi il silenzio dell'ex premier e non ci mancano le esternazioni quotidiane della Boschi. Pure lo stile Gentiloni merita un plauso, mai sopra le righe, nessuna concessione alla spettacolarizzazione del suo lavoro. Ma se tanto silenzio serve solo a fare sentire più alta la voce di Grillo, allora viene quasi da rimpiangere il caos di prima. È umiliante dover discutere e scrivere di un presunto «codice etico» che il comico detta dal suo buon ritiro, il resort più lussuoso dell'Africa, un fortino blindato nel quale fortunati miliardari se la spassano a pochi metri da gente che muore di fame, piuttosto che di «tribunali del popolo» per inquisire i giornali.

Vorrei dire: chi se ne frega dei codici etici dei grillini, divulgati solo per distrarre dai loro guai. Vorrei che si parlasse di codici etici per le banche, di leggi etiche ma severe per fermare l'immigrazione, di regole politicamente etiche per andare a votare al più presto. La politica deve essere un mezzo, non il fine di tutto. Il destino che conta non è quello di politici, o presunti tali, raggiunti da avvisi di garanzia (spesso farlocchi), ma quello dei risparmiatori, dei cittadini che chiedono sicurezza e tranquillità, di un governo eletto e quindi davvero rappresentativo di tutti noi.

Ma ci rendiamo conto? Abbiamo i terroristi islamici in casa, le città blindate e con i posti di blocco in centro, le carceri che sono diventate palestre di tagliagole di Allah e noi ci occupiamo delle miserie e delle farneticazioni dei grillini, quelli che hanno fatto smontare in Parlamento, solo qualche mese fa, con la complicità della sinistra (e di qualche boccalone del centrodestra), il reato di immigrazione clandestina e che ora chiedono espulsioni rapide e linea dura contro gli stessi clandestini. Queste sono le «bufale» che meriterebbero un «tribunale del popolo». E bisognerebbe dirlo forte, rompendo quel silenzio che, se prolungato, diventa complice.

Facile adesso salire sulle carrozze del garantismo e della linea dura contro l'invasione. Noi ci siamo da sempre e per questo non accettiamo lezioni dagli ultimi saliti che, per di più, non hanno pagato il biglietto, come tutti i furbetti e gli imbroglioni.

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