Vatileaks, atto secondo. Ma, alla base dello scandalo in Vaticano, non ci sono tanto i corvi, quanto piuttosto i fondi destinati ai bisognosi che vengono saccheggiati per far fronte agli sperperi dei cardinali. "Nel cuore pulsante della Chiesa c’è un buco nero che Francesco scopre dopo molte difficoltà: una malagestione che diventa truffa e raggiro. Grazie alla task force che ha messo in piedi con un colpo di mano senza precedenti, il papa riesce ad accertare che i costi della curia vengono sostenuti impiegando i fondi destinati ai bisognosi. Uno scandalo. I soldi che arrivano in Vaticano, mandati dai cattolici di tutto il mondo per le opere di carità, non finiscono ai poveri ma servono per colmare i buchi finanziari generati da alcuni cardinali e dagli uomini che controllano l’apparato burocratico della Santa sede". Proprio questo scandalo viene messo a nudo nelle pagine di Via Crucis, il nuovo libro-inchiesta di Gianluigi Nuzzi.
"A me fa male quando vedo una suora o un prete con la macchina ultimo modello – afferma papa Francesco nell'udienza generale del 6 luglio 2013 – ma non si può… La macchina è necessaria per fare tanto lavoro, spostarsi di qua e di là… ma prendetene una umile. Se ne volete una bella, pensate ai bambini che muoiono di fame… Giustamente a voi fa schifo quando vedete un prete o una suora che non sono coerenti". Non è un caso se Jorge Bergoglio sceglie il nome di Francesco. Il suo pontificato deve essere teso ad aiutare i poveri. E vuole che lo stesso faccia la sua Chiesa. E così, invita i senzatetto nella Cappella Sistina e chiede ai responsabili degli istituti religiosi e degli enti che fanno riferimento alla Chiesa di ospitare negli immobili in disuso tutti coloro che ne hanno bisogno. Lo stesso fa per gli immigrati. È il primo a correre a Lampedusa quando si rovesciano i primi barconi nel Mediterraneo. I cardinali sembrano allinearsi al nuovo corso. Ma è una sintonia solo a parole. Come riporta proprio Nuzzi in Vaticano inizia a girare una battuta sarcastica: "Hanno lasciato le auto blu, le berline, nel garage, ora vanno in giro con le piccole utilitarie, le 500, le Fiat Panda, ma vivono sempre nelle stesse regge".
I cardinali si concedono ogni genere di lusso. Sui giornali è finita la storia della casa del cardinale Tarcisio Bertone che, avendo unito due appartamenti all’ultimo piano di Palazzo San Carlo in Vaticano, abita in una residenza da 700 metri quadrati. Ma da quello che appare leggendo Via Crucis l'attico di Bertone è la regola, non certo l'eccezione. "Basti verificare come e dove vivono i porporati che occupano le posizioni più alte nella gerarchia per capire dove vanno a finire i soldi destinati alla carità - scrive Nuzzi nel suo libro-inchiesta - nelle case lussuose del cuore di Roma, realtà inimmaginabili per gran parte dei cattolici, da fare invidia perfino alle star di Hollywood". Secondo le prove portate dal giornalista, anche i cardinali vivono in dimore principesche da 400, 500, anche 600 metri quadrati. "Vivono da soli o con qualche suora missionaria come assistente, colf, cuoca e perpetua, meglio se proveniente da un paese in via di sviluppo - si legge - sono appartamenti costituiti da sale di ogni tipo: d’attesa, della televisione, da bagno, dei ricevimenti, da tè, della biblioteca, dell’assistente personale, del segretario, d’archivio, della preghiera. E ancora camere, cucine e dispense. Residenze in edifici da favola, come lo splendido palazzo del Sant’Uffizio, subito dietro il colonnato di piazza San Pietro: risale al Cinquecento e un tempo ospitava il tribunale dell’inquisizione - scrive ancora Nuzzi - sui l’appartamento più grande, ben 445 metri quadrati, è andato al cardinale Velasio De Paolis, ratzingheriano di ferro, classe 1935, presidente emerito della Prefettura degli affari economici della Santa sede. Con una casa da 409 metri quadrati gli fa compagnia il cardinale sloveno Franc Rodé, ottantun anni, già arcivescovo di Lubiana e amico personale di Marcial Maciel Degollado, il fondatore dei Legionari di Cristo sospeso dal ministero per gravissimi atti di pedofilia. È uno dei membri, tra l’altro, del Pontificio consiglio della cultura. Il cardinale Kurt Koch, invece, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, deve accontentarsi di una casa di 356 metri quadrati".
Un altro gruppo di cardinali vive in un bel palazzo vicino a via Conciliazione. "Qui - racconta ancora Nuzzi - sfiora i 500 metri quadrati la dimora del canadese Marc Ouellet, classe 1944, prefetto della Congregazione per i vescovi e presidente della Pontificia commissione per l’America Latina. Il cardinale Sergio Sebastiani, ottantaquattro anni, membro tra l’altro della Congregazione per i vescovi e di quella per le cause dei santi, vive in 424 metri quadrati. Va ricordato che tutti i porporati al di sopra degli ottant’anni conservano un ruolo soprattutto simbolico e non hanno più diritto al voto in conclave per superati limiti di età". E ancora: "Lo statunitense Raymond Leo Burke, classe 1948, patrono del sovrano militare ordine di Malta, è a suo agio in 417 metri quadrati, così come il polacco Zenon Grocholewski, classe 1939, dal marzo scorso prefetto emerito della Congregazione per l’educazione cattolica. A lui una residenza di 405 metri quadrati. A pochi passi, sempre nel quartiere romano di Borgo Pio, una residenza principesca di 524 metri quadrati è abitata dal cardinale americano William Joseph Levada, nato a Long Beach, classe 1936, fedelissimo di Ratzinger, che nel 2005 lo ha voluto suo successore come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Nel 2006 Levada è stato chiamato a testimoniare, a San Francisco, sugli abusi sessuali commessi su minori da alcuni preti dell’arcidiocesi di Portland, dove è stato arcivescovo dal 1986 al 1995. Era l’autorità responsabile dei preti poi risultati colpevoli di abusi. In tutto questo scenario, la stanza 201 di papa Francesco a Santa Marta è quasi una capanna, non arrivando a 50 metri quadrati".
538em;">Finché ricoprono incarichi all’interno della Curia, i cardinali non pagano l’affitto di queste regge, ma solo le spese. E persino il canone viene calmierato: pagano dai 7 ai 10 euro al metro quadro. Spesso, però, i porporati mantengono l'incarico in qualche dicastero per poter godere del canone zero.
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