Il vero scandalo della Chiesa non sono i preti pedofili (che restano lo zero virgola), bensì i preti che hanno smesso di credere in Dio (assai più numerosi). Il vero scandalo non è il silenzio sugli abusi sessuali - dei quali ormai da tempo si parla, eccome se se ne parla -, ma il silenzio su Gesù Cristo, al quale si preferisce il pensatore di turno, così, per non urtare troppo, per non essere considerati vecchi, sorpassati, fuori moda. Insomma, il vero scandalo non è una crisi di moralità, ma una crisi di fede.
I comportamenti, infatti, seguono sempre ciò in cui si crede; e più è debole la fede, più è debole la morale. Si dicono e si scrivono un sacco di cose, in questi giorni. Una, ad esempio, è che le deviazioni sessuali dei preti ci sono sempre state, quindi che c'è di nuovo. Certo che ci sono sempre state: ma un tempo i preti che sbagliavano sapevano di sbagliare, temevano il giudizio del Datore di lavoro e andavano a confessarsi. Era tanto frequente la scappatella (più che altro con le donne però, allora) che si diceva «peccato di pantalone pronta assoluzione». Ma tra il peccato e l'assoluzione c'era di mezzo, appunto, la confessione. Oggi non è più tanto chiaro che cosa sia un peccato, tanto è vero che tra le scemenze che abbiamo letto in questi giorni c'è anche la seguente: se un prete sodomizza un seminarista di 17 anni è cosa gravissima, se invece gli anni sono 18 non c'è nulla di male. Non stiamo scherzando, ci sono padri gesuiti all'auge della «Chiesa del cambiamento» che scrivono libri per arrivare, gratta gratta, a spiegarci che la vecchia morale sessuale del Magistero è appunto vecchia, da rottamare. La famiglia formata da un padre e una madre, ma vogliamo scherzare. E la castità, e il celibato, ma vogliamo scherzare anche lì. E allora, se c'è l'ossessione di inseguire la morale vigente, secondo la quale tutto è permesso, perché un prete non dovrebbe fare sesso con un seminarista?
I preti peccano come hanno sempre peccato, ma hanno smesso di rendersi conto di cosa è giusto e cosa è sbagliato: ecco che c'è di nuovo.
Il vero scandalo non sono i preti pedofili, ma una Chiesa che si vergogna della propria storia, del proprio insegnamento tradizionale, in definitiva di se stessa. Quando non ci si vergognava, si distingueva fra «gli uomini di Chiesa» e «la Chiesa»: i primi sono peccatori, ma la seconda è impeccabile nell'annunciare quella che ritiene essere la verità. Insomma, se un prete ad esempio metteva incinta una parrocchiana si diceva che aveva messo incinta una parrocchiana, non si diceva che stava vivendo la propria vocazione in modo più adulto e moderno.
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