Ora l'Egitto mette bocca sulle decisioni italiane. Dopo la morte di Regeni, il ricercatore universitario morto al Cairo dopo evidenti torture, e dopo la decisione del Parlamento italiano di non fornire più all'Egitto i pezzi di ricambio dei caccia F16, i rapporti tra i due Paesi sono a ferri corti. Ma mai ci sarebbe aspettati che una autorità legata a doppio filo con il governo egiziano potesse intromettersi sulla questione delle moschee a Roma.
L'Egitto si intromette in Italia
Sulla pagina facebook della Dar al-Ifta, l'Osservatorio contro l'Islamofobia ha criticato la scelata delle autorità italiane di chiudere le moschee perché la decisione rischierebbe di fomentare gli estremisti e spingerli a fare gesti radicali o di terrorismo. Come riporta la Stampa, la presa di posizone di Dar al-Ifta lascia sgomenti. E non tanto perché una istituzione religiosa (e governativa) si intromette nelle vicende di uno Stato estero, ma perché in Egitto da quando al-Sisi è al governo (2013) è in corso una durissima opera di repressione dei movimenti radicali presenti nel Paese.
In particolare, nel 2013 venne ordinata la chiusura
di tutte le piccole moschee incontrollabili. Poi nel 2014 ben 12mila imam non uffiaciali vennero banditi. E nel 2016, spiega la Stampa, si parlò di "sermoni pre-scritti da un comitato scelto di esperti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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