Orge gay pagate dal governo: l'associazione querelò ilGiornale

Oltre un anno fa, l'Anddos ci querelò dopo un servizio che documentava lo spaccio nelle "darkroom". Dopo il servizo delle Iene sulle orge gay pagate con i soldi dei contribuenti sorge un'unica domanda: eravamo andati così lontani dalla verità?

Orge gay pagate dal governo: l'associazione querelò ilGiornale

Nel servizio de Le Iene andato in onda domenica 19, in cui si documenta come i soldi dei contribuenti vengono utilizzati per finanziare orge gay e locali in cui si pratica la prostituzione, è stato omesso il nome dell'associazione incriminata. Nascosto chissà perché. Ma basta fare un controllo sul sito dell'Unar per capire che si tratterebbe dell'Anddos, ovvero l'Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale.

Un nome che a IlGiornale.it suona famigliare, bene impresso nella mente e in una querela in cui venivamo accusati dall'Anddos di aver diffamato loro e il mondo omosessuale. Il motivo? Un anno fa, subito dopo la morte di Luca Varani, andammo nei locali gay romani per raccontare l'ambiente in cui i due assassini, Marco Prato e Manuel Foffo, passavano le loro serate. Nel nostro viaggio nei locali omosessuali raccontammo ciò che oggi rivelano Le Iene. Non riuscimmo a documentare la prostituzione perché le "dark room" erano casualmente chiuse per "ristrutturazione". Ma diversi testimoni ci confermarono che in quelle stanze buie accadeva di tutto: "Nel classico angoletto della room c'erano quei 4 o 5 che si pippavano di tutto". Non solo, diversi ragazzi ammisero orge, sesso a pagamento e abuso di "droga dello stupro". (Clicca qui per vedere il reportage)

La prostituzione era in "manutenzione" insieme alla "dark room", potrebbero dire le malelingue. Ma la droga, quella si e la documentammo. Lo spaccio di sostanze stupefacenti nei locali dove suddette associazioni regalavano volantini e preservativi era alla luce dei neon e delle luci stroboscopiche. Nella serata al Planet dove comprammo facilmente cocaina, l'Anddos esponeva la bandiera col suo stemma nel bancone che distribuiva preservativi. Come ogni cronista fa, abbiamo riportato solo quello che avevamo visto e raccolto. La voce del pianeta omosessuale all'ombra del Cupolone, la vita notturna che a Roma tutti conoscono ma fanno finta di non vedere. L'associazione, ovviamente, smentì. Anzi: arrivò pronta la querela con questa motivazione scritta in un comunicato stampa: "I nostri circoli sono strutture ricreative, di ritrovo e socializzazione, che accolgono una stragrande maggioranza di persone che vivono una vita ordinaria al di fuori di ogni eccesso. (...

) Assistiamo, pertanto, ad una ignobile equiparazione tra realtà lgbti e depravazione, degrado, abuso di droghe e violenza". Dopo il servizio delle Iene, sorge un'unica domanda: eravamo andati così lontani dalla verità?

(Clicca quiper vedere il video del reportage)

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