"Mio figlio è morto da eroe, per salvare un amico. Parlarne come di un terrorista è sbagliato, semmai era un cavaliere medievale". Così parlava il padre di Giuliano Delnevo, il ragazzo genovese convertitosi all'islam e poi morto combattendo in Siria nel 2013.
Parole che, all'indomani della strage di Charlie Hebdo e al ripresentarsi del pericolo dei foreign fighters, sono state rigettate nel modo più netto da Matteo Renzi, intervistato ieri da Daria Bignardi a Le invasioni Barbariche: "Dipingere Delnevo come un eroe manda un messaggio profondamente sbagliato, folle allucinante. Nessuno gli dedicherà un giardinetto. Uccidere in nome di Dio è blasfemia, è una bestemmia."
Il riferimento del premier è a un'intervista raccolta dal quotidiano genovese Il Secolo XIX, in cui il padre di Giuliano Delnevo, Carlo, raccontava: "Sentivo in lui il martire: diceva di aver capito che la sua via era la Siria, che lì si realizzava, seguendo la via della Jihad, della guerra santa di Allah".
"Si può non essere d'accordo con le sue idee - prosegue - ma va riconosciuto che è morto da eroe, da persona che si sacrifica per un suo amico. Vorrei sapere come si chiama l'amico con cui e per cui è morto. È una storia bella, profonda, piena di significato. L'ultima cosa che sono riuscito a dirgli era che gli volevo bene."
Parole che rischiano, secondo Renzi, di veicolare un messaggio sbagliato e molto pericoloso. Oggi però Carlo Delnevo è tornato sull'argomento, rispondendo alle puntualizzazioni del premier: "Sembra che Giuliano sia morto un mese fa combattendo con lo stato islamico, non ha mai fatto nulla nulla di lontanamente appartabile ad azioni di stampo terroristico".
"Voglio difendere la figura di mio figlio perché lo merita - chiosa Delnevo - se lo
avessero preso con tre chili di eroina mi si sarebbe spezzato il cuore, ma concretamente non mi metterei a dire che questo ragazzo ha fatto una buona azione. Invece, di questo ragazzo sono infinitamente orgoglioso."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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