Aiuto, solidarietà ma anche, e soprattutto, legalità. Sul problema degli immigrati il presidente dei vescovi italiani, cardinale Gualtiero Bassetti, cerca di mettere un po' d'ordine nel mondo cattolico che negli ultimi tempi era apparso in libera uscita dai banali principi di buon senso e in pericolosa rotta di collisione con il governo, che sta cercando di riportare sotto controllo il problema. «Rivendico con vigore - ha detto tra l'altro smentendo la linea di Avvenire, quotidiano dei vescovi - la necessità di un'etica della responsabilità e del rispetto della legge. Proprio per difendere l'interesse del più debole, non possiamo correre il rischio - neanche per una pura idealità che si trasforma drammaticamente in ingenuità - di fornire il pretesto, anche se falso, di collaborare con i trafficanti di carne umana».
Sono parole che non lasciano spazio ad equivoci: le organizzazioni umanitarie e di volontariato devono accettare di operare dentro le regole e i limiti decisi dal governo. Basta insomma con il servizio taxi offerto gratis agli scafisti e pagato, direttamente o indirettamente, da noi tutti. La presa di posizione di monsignor Bassetti è importante in sé ma lo è soprattutto perché chiude un cerchio attorno al malaffare. In pochi mesi, prima la magistratura e poi il governo, avevano rotto il muro di omertà e lassismo che aveva fatto arricchire i criminali, causato centinaia di vittime e alimentato una invasione fuori controllo. All'appello mancava l'autorevole voce della Chiesa italiana. Un silenzio ambiguo, rotto da solisti - preti e giornalisti - che facevano credere di parlare a nome di tutti quando invece stavano solo esprimendo legittime quanto bizzarre opinioni personali.
Ora, cosa rara in Italia, si è schierato un «sistema Paese» (governo, maggioranza e opposizione,
magistratura e Conferenza episcopale) per gestire e provare a risolvere una emergenza nazionale. Ne restano fuori, come sempre, la Boldrini, Saviano e i soliti intellettuali tromboni. Cioè il nulla. Ce ne faremo una ragione.
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