L'attività di spaccio di cocaina aveva dato loro un utile molto importante, perché gli acquirenti pagavano subito e pagavano tutto. Ma la polizia di Stato, in queste ore, ha dato esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal giudice per le indagini preliminari di Parma, Mattia Fiorentini, su richiesta del sostituto procuratore Emanuela Podda, nei confronti di quattro cittadini di origine nigeriana, accusati di spaccio di questa sostanza in città e nelle zone vicine.
L'avvio delle indagini
Secondo quanto riportato da Repubblica, due dei pusher coinvolti, di 40 e 38 anni ed entrambi domiciliati nella città emiliana, sono stati raggiunti in queste ore da misura cautelare in carcere, mentre, per il momento, gli altri due destinatari delle disposizioni risutano irreperibili. L'attività di indagine è stata avviata nell'aprile del 2018, quando gli agenti della squadra mobile avevano iniziato a monitorare gli spostamenti di uno dei due, dedito allo spaccio. E grazie alle prime verifiche, la polizia ha potuto identificare alcuni dei clienti, sequestrando loro la cocaina venduta dal 40enne.
La dinamica dello spaccio
In base a quanto ricostruito dalle forze dell'ordine, lo spacciatore acquisiva la richiesta di droga dai clienti attraverso delle telefonate o da messaggi, per poi dare appuntamento ai clienti in diverse zone della città o nei comuni di Monticelli e San Polo di Torrile, sempre in provincia di Parma. Lo scambio avveniva in zona Botteghino, nei pressi dello stadio e in area Campus, dove sorgono le sedi di diverse facoltà dell'università.
I clienti fidelizzati
Una seconda attività di inchiesta, supportata anche dall'utilizzo di dispositivi tecnologici e inizialmente esclusivamente incentrata su uno dei due spacciatori (il 40enne), ha consentito alle forze dell'ordine di ricostruire la quotidiana attività di spaccio di cocaina, documentata da centinaia di cessioni e dall'identificazione di molti consumatori. La maggior parte di loro, come ha specificato la procura, erano clienti abituali. E lo erano a tal punto che durante le chiamate al pusher, sembrava non essere necessaria alcuna specificazione per definire i luoghi di appuntamento o le quantità di droga da comprare.
La rete criminale collaudata
In base a quanto emerso dalle indagini, l'attività tecnica ha consentito di accertare che il 40enne si avvaleva della collaborazione di altri due cittadini di origine nigeriana. I tre operavano insieme, condividendo addirittura la sostanza e i clienti ne erano al corrente. Infatti, non importava quale numero venisse composto dai consumatori: la droga veniva puntualmente consegnata in uno dei posti prestabiliti.
Il fornitore
L'inchiesta delle forze dell'ordine si sarebbe poi conclusa con il riconoscimento di un quarto uomo, sempre di origini nigeriane. Già noto agli agenti della squadra mobile perché arrestato nel 2016 per traffico di sostanze stupefacenti, riforniva sia i tre della cocaina da vendere e lui stesso portava avanti un'intensa attività di spaccio al dettaglio, sia di cocaina, sia di marijuana. Dalle indagini, come specificato dalla procura, sarebbero emersi gravi indizi relativi alla cessione di centinaia di dosi, che avrebbero fruttato agli indagati circa 50mila euro.
"Hai perso un cliente da 20mila euro..."
Secondo quanto ricostruito dal quotidiano, nel corso della perquisizione nelle abitazioni dei due indagati arrestati, sarebbero stati sequestrati beni di valore tra cui un televisore 52 pollici di ultima generazione, un iPhone a alcuni monili d'oro. A conferma del fatto che il giro d'affari degli spacciatori era importante, anche il messaggio da parte di uno dei clienti.
L'uomo si sarebbe lamentato per la scarsa qualità della cocaina ricevuta nell'ultima occasione: "Prima di andare a letto, una cosa, ti giuro sulla tomba di mia madre, tu hai perso un cliente da 20mila euro all'anno come minimo...".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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