Pavia, 14enne frustata: "Segui l'islam o muori. Tu come le italiane poco di buono"

Giovane 14enne tolta alla famiglia marocchina islamica. Ha denunciato violenze e frustate a sangue. Ora vive in una comunità protetta

Pavia, 14enne frustata: "Segui l'islam o muori. Tu come le italiane poco di buono"

Quella della 14enne di Pavia tolta ai genitori marocchini perché maltrattata è la la storia di una ragazzo costretta a vivere un incubo. Le violenze, le frustate con il cavo del computer e infine le cinghiate. I metodi punitivi della famiglia islamica, soprattutto del padre e del fratello 35enne, avevano un unico scopo: impedire che la figlia diventasse come le ragazze occidentali che sono tutte "poco di buono".

La giovane infatti avrebbe voluto essere solo come tante delle sue amiche. Libera da quel velo che la opprimeva, libera dalle costrizioni dell'islam e della cultura sotto cui è nata la sua famiglia. E invece il papà e il fratello la pestavano a sangue e la frustavano per farle cambiare idea, per farle dimenticare il senso di libertà di tornare tardi la sera o sciogliere i capelli al vento. A febbraio la ragazza si è presentata all'ospedale per farsi medicare diverse ferite e contusioni dovute ai maltrattamenti familiari. Poi il 16 febbraio ha raccontato tutto alla polizia.

Ha raccontato di quella volta in cui il fratello è entrato in camera sua e l’ha malmenata con il manico della scopa. La sua colpa? Essere rientrata a casa troppo tardi.
Poi tutti gli altri episodi di violenze scatenate dal fatto che la loro figlia si comportasse come le sue amiche italiane. "Mi dicevano: “Non sei come noi, se muori è meglio... Vuoi essere come le tue amiche italiane, solo le poco di buono si vestono come te”", ha detto la ragazza agli investigatori come spiegato da La Provincia Pavese. E la madre? Non l'ha mai difesa, anzi. Incoraggiava i maschi di casa a pestare la figlia per i suoi comportamenti "inappropriati".

I giudici del Tribunale dei minori di Milano Zelante, Florit e Radaelli l'hanno allontanata dalla famiglia per metterla in una comunità protetta.

L'avvocato dei genitori, Pierluigi Vittadini, ha fatto sapere che si tratta di "un provvedimento provvisorio, in attesa di accertare i fatti. Per i miei assistiti, comunque, non ci sono stati maltrattamenti, al massimo castighi per spronarla ad andare a scuola, visto che non voleva più andarci".

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