Ieri il Giornale pubblicava un paio di notizie raccapriccianti. Un maresciallo dell'Arma divulga la propria opinione sull'islam, una critica argomentata, condivisibile oppure no, comunque legittima. E viene sospeso per una settimana accusato di islamofobia. In Italia si può parlare male di tutti, dei preti, dei parlamentari e dei carabinieri (fonte inesauribile di barzellette) tranne che dei musulmani. Se lo fai ti castigano, come ben sa il sottufficiale in questione. Noi, ingenui, pensavamo che la Costituzione garantisse a chiunque il diritto di esprimere il proprio pensiero, bello o brutto che sia. Non è così. Persino in Inghilterra, madre della democrazia, benché priva di Costituzione e di Corte costituzionale (beati i sudditi della regina) è rischioso essere contrari ai comandamenti di Allah. Un signore britannico, per avere dato dell'ipocrita a una donna islamica reticente (si era rifiutata di spiegargli la connessione tra Maometto e gli attentati terroristici) è andato sotto inchiesta giudiziaria. Imputato di istigazione all'odio razziale. Che cosa c'entri la religione (e la violenza) con la razza (quale razza?) è un mistero. Raccontiamo questi fatti per ricordare che l'Occidente ha perso la testa.
È talmente intimidito dai guerrieri dell'Isis da cercare di ingraziarseli, onde scongiurarne le reazioni esplosive, punendo chi osi dichiararsi ostile ai dettami coranici. Noi italiani, poi, nell'arte di blandire coloro che non esitano a compiere stragi di umani, ci eleviamo a specialisti. Siamo arrivati al punto di chiudere gli occhi davanti alle continue violazioni di legge commesse dai musulmani tradizionalisti. I quali (non tutti, ma quasi), vengono qui, sfruttano il nostro welfare, usufruiscono delle strutture sociali ma si guardano dal rispettare i codici. Siamo adoratori della Carta (guai a discuterne i contenuti), ma se a sgarrare sono loro, sunniti e similari, invece di perseguirli come meriterebbero, diamo loro una pacca sulle spalle e li perdoniamo. Peggio.
Li incitiamo a comportarsi in modo difforme rispetto alle disposizioni scritte dai padri della Patria. Alcuni esempi. Qui esiste l'obbligo scolastico: elementari e medie si devono frequentare senza se e senza ma. Ebbene, le bambine islamiche, in vari casi, dopo la quinta cessano di studiare perché il padre-padrone ha deciso così. Non risulta che i despoti delle famiglie musulmane vengano sottoposti a procedimenti giudiziari. Perché? Per quieto vivere. Facciamo finta di niente allo scopo di non avere grane. Irritare lo straniero mediorientale non è islamicamente corretto. La Costituzione fissa solamente, nero su bianco, l'assoluta parità fra uomo e donna. Ci mancherebbe altro. La norma è stata digerita, anche se metabolizzata a fatica, dalle Alpi alla Sicilia. I soli che possono fregarsene altamente della regola sono i musulmani, i quali imperterriti continuano a ritenere le femmine merce propria, privata, da usarsi a piacimento.Ogni tanto si leggono cronache agghiaccianti: genitori che ammazzano la figlia perché pretendeva di indossare i jeans e di trascorrere il sabato sera in discoteca. Questo per dire a che livello sono rimasti parecchi allievi degli imam. Ma se tu, milanese o bolognese o romano, alzi un dito contro costoro, ti esponi all'incriminazione: islamofobo. Le prediche sono sempre le stesse, arcinote: bisogna favorire l'integrazione. Ma come si fa a integrare un cammelliere che valuta la moglie e la prole meno del cammello? Nonostante ciò, le nostre aspirazioni sono il minimo sindacale: saremmo contenti se gli islamici fossero costretti a ubbidire alle leggi come noi. Chiediamo troppo? Per concludere, un'osservazione. Massimo D'Alema, persona di solito avveduta, ha proposto che si costruiscano le moschee con i soldi dei contribuenti. L'idea è stravagante e da respingere.
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