Paolo Gentiloni è in campagna elettorale. La fa dallo scranno di capo del governo, e non è cosa da tutti. Il Partito Democratico gli ha chiesto di scendere in campo e lui si candiderà nel collegio di Roma 1, convinto di poter portare - sondaggi alla mano - quasi un milione di voti in dote a Renzi. In questo doppio ruolo di candidato e premier, Gentiloni non può esimersi dall'entrare (sebbene in punta di piedi) nella campagna elettorale.
Dal World Economic Forum in corso a Davos, dunque, è tornato a parlare di immigrazione. A gennaio 2018 il contatore degli arrivi supera quello dello stesso periodo dell'anno scorso, nonostante le misure messe in atto dal governo e dal Viminale. Le Ong continuano la loro opera (quasi) indisturbate, arrivando a far sbarcare il 40% dei migranti che mettono piede nel Belpaese. Il tema si preannuncia scottante con l'avvicinarsi della campagna elettorale ormai alle porte.
Al panel del Wef a Davos il premier è stato chiaro: "Vogliamo continuare a salvare vite, non vogliamo chiudere i nostri porti". La strategia potrà anche avere il pugno un po' più duro che in passato, ma non prende in considerazione la chiusura definitiva dei confini: "Nel medio e lungo termine quello che dobbiamo fare è chiaro: dare un contributo allo sviluppo africano", ha detto il presidente del consiglio. Nell'immediato, invece, Gentiloni immagina "corridoi e sistemi di quote". Insomma: immigrazione regolata e accessi umanitari. Un po' come successo nei mesi scorsi con il ponte areo per 162 rifugiati.
Sulle parole di Gentiloni sono subito piovute le critiche del centrodestra. "Davanti al gotha mondialista riunito a Davos, Gentiloni dice che l'Italia non chiuderà i porti - attacca Giorgia Meloni, leader di FdI - Dunque il 4 marzo gli italiani possono scegliere: votare il Pd e continuare a tenere le porte aperte all'immigrazione incontrollata oppure votare FdI e fermare una volta per tutte questa invasione". Duro anche Paolo Grimoldi, deputato leghista: "Così invita all’invasione e si assume la responsabilità di eventuali naufragi. Dal Governo italiano dovrebbe partire esattamente il messaggio contrario: qui non c’è posto per nessuno, per cui non partite e non rischiate la vita".
Il tema, è inevitabile, investirà il prossimo mese di scontri elettorali.
Le posizioni partitiche sono variopinte, come variopinte sono le coalizioni alle urne. Di certo c'è che per Gentiloni (e per il Pd, incluso Minniti) "la posizione tradizionale dell'Italia è salvare le persone in mare e accettare chi arriva nei nostri porti". Senza se e senza ma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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