Livorno, i profughi in hotel con piscina: "Grazie, ma ci annoiamo"

Tredici profughi ospitati in un hotel di Livorno: "Noi, annoiati con tablet e cuffie a bordo piscina. Così non va bene"

Livorno, i profughi in hotel con piscina: "Grazie, ma ci annoiamo"

Ai profughi una stanza d'hotel, piscina, tablet e rimborso spese non bastano più. Vogliono altro. Insomma l'Italia e l'Europa spendono fiumi di euro per garantire un'accoglienza dignitosa a chi arriva sulle nostre coste invano. Almeno è questo il quadro che emerge da Livorno dove 13 profughi che qualche giorno fa si erano lamentati per la loro destinazione, chiedendo un albergo con stanze dignitose, adesso, pur essendo stati accontentati si lamentano ancora. L'8 maggio scorso i tredici africani avevano rifiutato una destinazione perchè sprovvista di wi fi, chiedendone una con conssessione internet. Dopo l'impabarzzo in Prefettura, i tredici profughi sono stati trasferiti all'hotel "La Rosa dei venti", una struttura alberghiera di Pisa provvista anche di Piscina. Ma a quanto pare non è bastato. I profughi continuano a lamentarsi. Il look hip-hop, i 13 profughi stanno a bordo piscina con tanto di cuffie e tablet in mano. Intervistati da un cornista del Tirreno però confessano di non gradire questo tipo di ospitalità: "Ci annoiamo, perché stiamo vivendo lo stesso giorno da un anno e mezzo. Chiediamo solo che ci diano i documenti che abbiamo chiesto per poter essere liberi di realizzare i nostri sogni in Italia. Ognuno di noi ha dei progetti: c’è chi vorrebbe tornare a studiare e chi cerca un lavoro. Qui, lontani dal centro del paese, siamo in trappola". E ancora: "Aspettiamo qui perché non sappiamo dove andare. Vorremmo solo che si facesse in fretta e che si trovasse il modo per riempire le nostre giornate. Siamo stanchi e annoiati".

Per il loro soggiorno, alla “Rosa dei venti” gli africani percepiscono 2,50 euro al giorno dall’associazione Diogene che a sua volta beneficia di un contributo di circa 35 euro per ogni profugo grazie al bando della prefettura. "Ma che ce ne facciamo? Non sono niente a confronto dello stipendio garantito da un lavoro.

Siamo in prigione, nessuno viene a sistemare le camere e manca la lavatrice. Mangiamo pasta da mesi. Ringraziamo dell’accoglienza ma vorremmo solo poter essere liberi di scegliere la nostra sorte che sia lo studio o un lavoro".

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