Ponte Morandi, indagato: "Forse crollò per il cedimento di un cassone"

Nelle carte dell'inchiesta, l'intercettazione di uno degli indagati per i presunti falsi report: "Il cassone potrebbe aver mollato, a causa delle infiltrazioni d'acqua"

Ponte Morandi, indagato: "Forse crollò per il cedimento di un cassone"

Il crollo del ponte Morandi di Genova potrebbe essere stato causato per il cedimento di un cassone. A ipotizzarlo è uno degli indagati per i presunti falsi report sui viadotti.

Il tribunale del Riesame di Genova ha accolto la richiesta di interdizione dalla professione, a danno di 10 indagati, sospettati di aver prodotto falsi report sui viadotti, senza segnalarne le criticità. Secondo quanto emerge dalle carte dell'inchiesta, gli investigatori avevano intercettato Marco Vezil, di Spea, e Carlo Casini, il respondabile della sorveglianza dell'Utsa Genova dal 2009 al 2015. Nelle carte si legge la trascrizione della conversazione tra i due, durante la quale Casini ipotizza che il crollo del ponte Morandi, in cui persero la vita 43 persone, sia stato causato dal cedimento di un cassone, il camminamento interno posizionato sotto il manto stradale, a seguito di possibili infiltrazioni d'acqua che avrebbero corroso i cavi. I cassoni non erano stati esaminati duranti i controlli del 2013 e potrebbero aver ceduto, trascinando con sé parte del viadotto sul Polcevera.

"O che il cassone ha mollato, perchè metti che le campane, metti la sfiga che sulle campane ci percolava dell'acqua che entra in soletta, te l'hanno corroso- spiega Casini a Vezi- vum ha mollato subito". Così, simulando il rumore del ponte che crolla, trascinando con sé i mezzi che vi tansitavano sopra, l'indagato rende l'idea di cosa potrebbe essere successo quel 14 agosto del 2018. "Mollando subito è venuto giù- continua- perchè... certo che se effettivamente... lo strallo... perchè che cosa può essere successo? Può essere successo che, ad un certo punto, il cassone comprimeva e ad un certo punto ha mollato!". Vezil, provando ad ipotizzare una difesa, risponde: "Però lì siamo deboli perché non andavano, nel cassone", dice, riferendosi agli ispettori di Spea. Situazione confermata dall'interlocutore, che ribadisce: "Non potevano andarci".

La mattina del 14 agosto del 2018, il ponte Morandi si sbriciolò, uccidendo 43 persone,

che erano a bordo dei mezzi che transitavano sul viadotto. Dalle indagini sono emersi una serie di report falsificati e diverse verifiche mancanti, che non hanno garantito la sicurezza del ponte di Genova.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica