Dopo la tragedia di Prato si torna a parlare dei cinesi che vivono e lavorano in Italia da irregolari, spesso in condizioni di vita disumane.
Undici persone sono finite in manette, nella città toscana, per aver facilitato il rilascio di false residenze ai cinesi. Gli arresti sono stati eseguiti questa mattina dalla Guardia di Finanza, sulla base delle ordinanze di custodia cautelare emessi dal Gip di Prato nei confronti di una banda, accusata di associazione a delinquere, formata da italiani e cinesi che avrebbe facilitato l’indebito rilascio di certificati di residenza a favore
di cinesi immigrati. Nell’inchiesta è coinvolto anche un pubblico ufficiale: è un dipendente del Comune di Prato che si occupa dei certificati di residenza.
Grazie alla complicità del funzionario comunale, la banda sarebbe riuscita a far iscrivere all’anagrafe oltre 300 cinesi che non avevano i requisiti e che sono arrivati in Italia da regolari. Per il rilascio dei documenti sarebbero state pagate anche tangenti. Pur di ottenere il certificato di residenza, infatti, i cinesi irregolari avrebbero pagato all’associazione criminale somme tra i 400 e i 2.000 euro.
Prima di consegnare il certificato di residenza la banda ritirava i passaporti ai cittadini asiatici.
Una parte dei soldi raccolti veniva girata dai componenti cinesi della banda ai colleghi italiani. L’indagine della Gdf è durata quasi un anno. Si calcola che il giro d'affari della banda abbia raggiunto i 450mila euro in otto mesi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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