Il Gay Pride sulle Dolomiti: aderiscono anche i 5 Stelle

Tutto pronto per il Pride sulle Dolomiti. Tra gli aderenti anche il MoVimento 5 Stelle di Merano. Nel frattempo si discute sulle posizioni del neoministro Fontana

Il Gay Pride sulle Dolomiti: aderiscono anche i 5 Stelle

Tutto pronto per il Dolomiti Pride. L'evento si terrà il prossimo 9 giugno a Trento. L'appuntamento è alle ore 15.00 in piazza Dante. Poi la parata si dirigerà verso il parco fratelli Michelin, dove alle 18.00 si terrà una vera e propria festa.

Sul sito dell'evento è possibile spulciare la lista delle sigle aderenti. Quelle che condividono "lo spirito e i valori" della manifestazione in questione. Tra queste troviamo il Centro Astalli di Trento, cioè l'ente gestito dai gesuiti che si occupa di accoglienza per i rifugiati, l'Arcigay Ferrara, l'Arcigay di Vicenza, la Cgil nelle sue ramificazioni trentine, il gruppo di Trento di Emergency, i Giuristi Democratici della sezione trentino - sudtirol, Liberi e Uguali, Potere al Popolo, il Partito Socialista italiano, l'Udu degli universitari, i Verdi, la Uil del Trentino, l'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, una sfilza di realtà associative e il MoVimento 5 Stelle di Merano. C'è, insomma, anche un po' del "governo di cambiamento".

Il tutto è condito da una serie di eventi introduttivi. Tra quelli più in vista il dibattito su Chiesa e omosessualità, tenutosi lo scorso 21 maggio, con la presenza di un sacerdote anglicano. "Come si sta sviluppando il dibattito sui diritti Lgbt in seno alla Chiesa d'Inghilterra? Quali novità si sono registrate nel magistero di Papa Francesco e nella Chiesa cattolica?", queste, stando a quanto scritto su IlDolomiti.it, le domande poste al centro della tavola rotonda. "La Chiesa d’Inghilterra e in generale le chiese della Comunione anglicana, dagli episcopaliani americani agli anglicani nigeriani e indiani - si può leggere nel comunicato stampa relativo all'incontro - sono un laboratorio dei nuovi rapporti tra i cristiani, le loro chiese e l’omosessualità". Sembra evidente, insomma, l'intento di porre l'attenzione sull'estensione della partecipazione delle comunità Lgbt alla vita ecclesiastica.

Particolarmente di rilievo appare l'adesione dei grillini. In queste ore, infatti, si sta discutendo molto sul neoministro della Disabilità e della Famiglia Lorenzo Fontana. Monica Cirinnà, in riferimento all'insediamento del governo "gialloverde", si è detta preoccupata per i diritti civili. La sensazione è che, soprattutto con la presenza del vice di Salvini in un dicastero tematicamente così centrale, la "musica" possa cambiare. Fontana, scrivono ad esempio su IlPost, ha "posizioni molto radicali su aborto, diritti delle donne, diritti Lgbti e richiedenti asilo...". Difficile, insomma, immaginare che l'esponente della Lega possa aderire al Pride delle Dolomiti. Lo stesso Fontana e il neo sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti hanno partecipato a un'altra manifestazione: la "Marcia per la Vita". Tra i punti toccati lo scorso 19 maggio a Roma anche l'iniquità della legge 194.

"Restringere il diritto all’aborto - ha specificato il neo ministro leghista - è un tema che nel Contratto non c’è, credo anche che nella maggioranza non esista una sensibilità di questo tipo. Purtroppo, a mio modo di vedere". I principali interventi dovrebbero riguardare incentivi alla natalità. Da una parte, in definitiva, "paladini" dell'universo pro life, dall'altra l'adesione a un evento che punta a riconoscere, così come si legge sul manifesto politico del Pride, "la legittimità sociale e politica di ogni nucleo familiare e relazionale, superando definizioni banali ed escludenti", ma anche a "promuovere affettività e sessualità libere e responsabili", dato che questo "significa permettere a ogni individuo di potersi realizzare in un contesto sociale inclusivo e non giudicante". Visioni probabilmente molto differenti, sulle quali il "governo del cambiamento" potrebbe essere costretto a cercare una sintesi.

Il "Contratto", del resto, non affronta nello specifico le cosiddette "tematiche etiche" o l'estensione dei "diritti civili". Resta improbabile, però, che l'esecutivo appena insediatosi, alla lunga, possa evitare di prendere una posizione su temi così dibattuti come quello dei diritti per la comunità Lgbt.

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