La minaccia dell'Isis è ben chiara. Gli avvisi sul web di un probabile attacco all'Italia ormai sono quotidiani. I tagliagole parlano di un "Mediterraneo bagnato col sangue degli italiani" e vogliono mettere "la bandiera nera sul Colosseo". Ma per attaccare il nostro Paese, i jihadisti hanno bisogno di un appoggio. Difficile pensare ad un'operazione che non preveda un supporto sul suolo italiano. Di italiani votati alla jihad ce ne sono tanti nel mirino dell'antiterrorismo. Ma a quanto pare lo Stato Islamico non punterebbe sui lupi solitari, ma sulle organizzazioni criminali presenti sul nostro territorio. A rivelare questo retroscena è il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho. Secondo il magistrato potrebbe nascere un asse 'ndrangheta-Isis nel sud Italia basato su accordi che prevedono lo scambio di armi e droga in cambio dell'arrivo sul nostro territorio di cellule jihadiste provenienti dal Nord Africa.
Il procuratore sottolinea come "sia una ipotesi da percorre, su cui vale la pena lavorare e su cui tenere un’attenzione molto alta. Tenere un’attenzione molto alta su questi aspetti almeno per quanto riguarda la nostra Dda è fondamentale. È chiaro - afferma de Raho - che in un territorio così capillarmente controllato dalla 'ndrangheta il terrorismo può avere un appoggio logistico, coperture in aziende agricole, in terreni di montagna o coperture attraverso documenti falsificati in cambio di armi e droga".
"La 'ndrangheta - spiega il procuratore di Reggio Calabria - è un’organizzazione criminale che si muove per finalità di profitto, quindi ovunque c'è un profitto, un interesse. D’altro canto per l’importazione delle armi con chi ha rapporti se non con determinati ambienti che sono vicini al terrorismo o che sono vicini alle guerre che si sono sviluppate negli ultimi anni in alcuni Paesi? Quindi, comunque, le armi vengono da quei territori. Attraverso l’Isis riuscirebbe anche ad avere droga, soprattutto eroina. La 'ndrangheta è protagonista nell’ importazione di cocaina dai Paesi sudamericani ed è protagonista anche per l’eroina ma non attraverso lo stesso canale ma da quelli che provengono da Turchia, Iraq, Nigeria, vari paesi che consentono queste importazioni. Pensare ad uno scambio armi e droga con appoggi logistici - ha concluso - è una ipotesi da percorre su cui vale la pena lavorare".
Per quanto riguarda la presenza in Calabria, ha spiegato: "Alcuni dimostrato di condividere in pieno quella propaganda, addirittura quelle modalità operative, ma non ci risulta che siano già dentro l'area del terrorismo. Abbiamo indizi della vicinanza ma non della intraneità al terrorismo.
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