Profughi buttano il cibo offerto loro dal vescovo di Reggio Emilia

A Reggio Emilia la presidente della mensa del vescovo denuncia: "Ci sono cinquanta o sessanta persone che vengono ogni giorno: prendono il buono pasto in albergo, forse lo rivendono, e poi vengono qui. Se non gli piace il cibo, lo buttano"

Profughi buttano il cibo offerto loro dal vescovo di Reggio Emilia

Un episodio grave e molto sgradevole insieme. Un gruppo di profughi ospitati a Reggio Emilia getta regolarmente il cibo che viene offerto loro alla mensa dei poveri allestita in vescovado.

La denuncia arriva niente meno che dalla presidente della mensa, Maria Chiara Visconti Gramoli, in un'intervista al Resto del Carlino. Che racconta come molto spesso a bussare alla mensa del vescovo siano profughi già inseriti nel piano d'accoglienza partito con l'operazione Mare Nostrum. Persone che quindi sono già in possesso di un buono pasto per l'acquisto di cibo.

Ciononostante in molti sono soliti presentarsi alla mensa allestita in episcopio, dove " guardano se il cibo è di loro gradimento o meno. Poi se non gradiscono buttano via tutto". E purtroppo, spiega la Visconti Gramoli, "è accaduto diverse volte", da parte di "cinquanta o sessanta persone". Tanto che ai responsabili della mensa è venuto il dubbio che queste persone possano rivendere il buono pasto.

Si tratterebbe peraltro degli stessi protagonisti del "caso della pasta scotta": i profughi che si erano ribellati perché i maccheroni non erano abbastanza al dente.

"La carità è

sorda, muta e cieca - spiega la presidente della mensa - Se c’è un bisogno noi accogliamo tutti. Ma se si viene qui con l’intenzione di fare confusione e buttare via del cibo assolutamente utilizzabile, allora non ci stiamo".

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