Quando Dario Fo firmò la condanna del commissario Calabresi

Sotto la lettera pubblicata da L'Espresso contro il commissario Calabresi anche la firma di Dario Fo

Quando Dario Fo firmò la condanna del commissario Calabresi

C'è una firma che macchia, indelebilmente, la figura di Dario Fo. La firma posta in calce alla lettere aperta pubblicata il 13 giugno 1971 da L'Espresso che accusava, ingiustamente, Luigi Calabresi di essere il "responsabile" della morte di Giuseppe Pinelli, l'anarchico accusato della strage di Piazza Fontana a Milano e precipitato dalla finestra della questura.

La lettera di Fo contro Calabresi

Quella lettera fu definita da più parti, anche da alcuni firmatari, come l'appoggio ideologico ai mandati e agli assassini che poi uccisero il commissario: Ovidio Bompressi, Leonardo Marino, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri. Giampaolo Pansa scrisse chiaramente che la lettera du "un avallo al successivo assassinio di Calabresi".

La tardiva (e incompleta) revisione

Molti anni dopo Dario Fo disse che anche Calabresi fu in realtà una vittima, senza però mai rinnegare in pieno la firma a quella lettera. In un'intervista, sempre a L'Espresso, del 2012, Fo disse che il commissario fu un "capro espiatorio", una "vittima sacrificale di chi ha prima ordito le stragi e poi insabbiato le indagini". Ma non un passo indietro sulla firma, che invece molti hanno ritrattato: "Certo - disse quattro anni fa Dario Fo - perché ora si sa quello che è avvenuto dopo. Ma non dimentichiamoci che cosa sono stati quei tre anni e i successivi. Stragi spaventose. Una macchina del potere che ha affondato nella menzogna tutti i processi. La buffonaggine di continuare ad additare gli anarchici come colpevoli quando ormai l'accusa era smontata, scoppiata. Le aggressioni, contro di noi mettevano continuamente bombe a teatro. E le violenze".

La vesrione di Dario Fo è stata fino alla sua morte quella di un tempo, quando mise in opera "Morte accidentale di un anarchico", dedicata proprio al caso Pinelli. "Sono stato tra i primi a dire che Calabresi non aveva avuto che un ruolo marginale nella vicenda di Pinelli. Dissi pubblicamente che chi aveva ucciso Calabresi poteva essere soltanto qualcuno che aveva interesse a chiudere il processo Pinelli. Calabresi, in quella stanza della Questura, c' era entrato soltanto un paio di volte.

Poi il commissario venne ucciso: e da allora troppi dimenticano o fingono di dimenticare che non pochi avevano interesse a chiudere il caso Pinelli, e che uno dei modi per chiuderlo era quello di eliminare Calabresi. Altro che Lotta continua". Tra le posizioni del premio Nobel, infatti, anche la strenua difesa dei responsabili (accertati da una sentenza) della morte del commissario.

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