Quei quattordici nuovi cardinali per la "svolta" in Conclave

Quattordici nuovi cardinali. Papa Francesco creerà i nuovi porporati durante il concistoro del 29 giugno. La "Chiesa" sempre più "in uscita". Milano, Venezia e Parigi restano senza cardinale

Quei quattordici nuovi cardinali per la "svolta" in Conclave

Quattordici nuovi cardinali creati da Papa Francesco. Il pontefice argentino è celebre per non dare il preavviso ai diretti interessati. Sarà andata così, con ogni probabilità, anche per i prelati che diventeranno porporati durante il concistoro del 29 giugno. Tre di questi, avendo superato gli ottant'anni d'età, non saranno elettori attivi del prossimo Conclave.

"Meglio del previsto", ci dicono dagli ambienti conservatori. "Sako (patriarca di Babilonia dei Caldei) è uno in gamba", aggiungono. Non è un mistero che ogni Papa abbia ridisegnato la Curia (e la Chiesa) "a sua immagine e somiglianza". Esiste il timore che l'assemblea cardinalizia si riempia di quelli che le categorie giornalistiche definiscono "bergogliani. "La loro provenienza - ha scandito Papa Bergoglio ai tempi dell'annuncio del concistoro - esprime l’universalità della Chiesa che continua ad annunciare l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini della terra. L’inserimento dei nuovi cardinali nella diocesi di Roma, inoltre, manifesta l’inscindibile legame tra la sede di Pietro e le Chiese particolari diffuse nel mondo". Dove "universalità" sta in qualche modo per "rottura" di tradizioni consolidate. Il vescovo di Roma, nello scegliere i cardinali, non guarda infatti alla diocesi di provenienza, ma alle persone. Una sorta di "meritocrazia vaticana".

Un cambiamento che ha contribuito a diversificare il "peso specifico" all'interno del Conclave. Una "proporzionalità" così spiccata da rendere più difficile la creazione di cordate riunitesi attorno alle grandi città, alle diocesi più rappresentative. Il Papa, con questa "infornata", ha nominato la maggioranza assoluta dell'assemblea cardinalizia. Centoventicinque cardinali elettori, di cui "solo" quarantasette dall'Europa. Trentaquattro porporati americani, quindici asiatici, quindici africani e quattro oceanici costituiscono il nucleo più numeroso per un'immaginifica "sfida" tra il vecchio continente e il resto del mondo. Di italiani ne sono rimasti diciannove. La "Chiesa in uscita", quellla più attenta alle realtà periferiche del mondo ecclesiastico, guadagna qualche "posizione". A rimetterci, a ben guardare, potrebbe essere stato proprio il Belpaese, al quale mancano quattro storiche porpore: Milano, Venezia, Torino, Palermo e Bologna. Ci sarà, invece, monsignor Angelo Becciu, che è il sostituto per la Segreteria di Stato. Un uomo spesso definito "politico", nel senso delle relazioni diplomatiche tenute per il Papa con la Curia. Riceverà la porpora anche monsignor Angelo de Donatis, vicario di Bergoglio per Roma, elevato vescovo dallo stesso argentino e scelto in un'occasione come predicatore degli esercizi spirituali dei prelati vaticani. Chiude l'elenco degli italiani monsignor Giuseppe Petrocchi, arcivescovo de L'Aquila.

La scelta di Sako è quella più intrisa di significato simbolico. Il segretario di Stato Parolin ha specificato che "Il Papa voleva sottolineare evidentemente la sua attenzione nei confronti del Paese (Iraq ndr)". Verrà creato cardinale il gesuita Luis Francisco Ladaria, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede: l'arcivescovo spagnolo, avendo in qualche modo ricusato il documento proveniente dalla Conferenza episcopale tedesca sull'intercomunione, rappresenta una "speranza" dei tradizionalisti in materia di "svolte dottrinali". Lo stesso ha anche ribadito la natura definitiva della dottrina per cui le donne non possono accedere al sacerdozio. Il tutto in vista del Sinodo per l'Ammazzonia, dove potrebbe essere avanzata l'ipotesi dell'istituzione di un ministero ad hoc per le donne. Poi ci sono l'elemosiniere pontificio polacco Konrad Krajewski, l'arcivescovo di Osaka Thomas Aquino Manyo Maeda, l'arcivescovo di Karachi Joseph Coutts, il vescovo di Leiria - Fatima Antonio dos Santos Marto, l'arcivescovo di Tomasina Désiré Tsarahazana e, infine, un altro gesuita: Pedro Ricardo Barreto Jimeno, arcivescovo di una diocesi del Perù.

Nel corso del prossimo anno alcuni elettori attivi del Conclave supereranno gli ottant'anni d'età: potrebbe essere la volta buona per l'arcidiocesi di Milano, per il patriarcato di Venezia e/o per le altre realtà ecclesiastiche italiane. Anche Parigi, a dirla tutta, aspetta il "suo" cardinale. Ma nella Chiesa di Papa Francesco la provenienza non conta.

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