Se è vero che il futuro del progressismo idealistico è tinto di rosa, allora è vero pure che Sea Watch 3 ha anticipato i tempi.
Carola Rackete è balzata agli onori delle cronache per una serie di motivi. Intanto perché regge il timone, ma sull'imbarcazione lavorano o operano almeno altre nove donne. Un rapido giro sui social network ci consente di apprendere come la Capitana sia stata associata ad Antigone. Polinice, però, era il fratello di sangue della protagonista della tragedia sofoclea. Non si militava ancora, volontariamente o meno, in nome del concetto di fratellanza universale. La mitizzazione non attecchisce.
Sembra esserci più di qualcosa della Germania che verrà sulla Sea Watch 3. Le recenti elezioni europee hanno dimostrato come in terra teutonica il vento stia cambiando in favore della causa ambientalista. Il 30% degli under 30 residenti sul territorio tedesco ha optato per sostenere l'ecologismo dei Verdi, che sulla gestione dei fenomeni migratori sono morbidi e aperturisti. La bandiera delle nuove generazioni europee, almeno in parte, persegue la rotta del multiculturalismo e della multietnicità.
"Abbiamo bisogno di un porto sicuro", ha detto Verena, che ha studiato per divenire medico. È tedesca anche lei. Quello di "porto sicuro" è un concetto richiamato pure da Heidi, che svolge invece il ruolo di mediatrice culturale. Dei costi del buonismo abbiamo già parlato. Cercando di comprendere quale sia la composizione dell'equipaggio, peraltro, scopriamo come sia presente pure un po' d'Italia in questa storia. Sono state proprio queste donne, nel corso di queste ore convulse, a lanciare appelli affinché la vicenda di Sea Watch 3 finisse in maniera positiva, secondo il loro punto di vista. Una dottoressa, quindi, e una mediatrice culturale, entrambe convinte della necessità di quella che a sinistra continuano a chiamare "Odissea". Ma non siamo dinanzi neppure a un ritorno a casa.
Giorgia Linardi - come specificato pure su il Corriere della Sera - è nata a Como nel 1990. Si occupa di migrazioni internazionali, ma pure di diritti umani. Fa la consulente legale. Qualche ora fa, sulla pagina laica e antifascista chiamata "I Sentinelli di Roma" è apparso un post secondo cui il "machismo sovranista" sarebbe stato "spiazzato dalle ragazze". Come se anche la politica fosse divenuto un terreno di scontro buono per la battaglia campale dei nostri tempi, quella tra generi. E quasi come se il concetto di armonia, quello sì tanto caro ai greci antichi, non potesse più abitare la dialettica tra posizioni confliggenti.
Sull'imbarcazione Sea Watch3 c'è l'Europa sognata da chi, del populismo e dei rigidismi sull'accoglienza, non vuole saperne. Quella che deve espiare tutte le colpe derivanti dal neocolonialismo inflitto al mondo nel corso della storia, tanto da provare risentimento verso le proprie radici identitarie. Un'onta - questa del Vecchio continente per quello che è stato - che va cancellata mediante l'estinzione della società occidentale tout court e l'elevazione del femminismo a mo' di mantra. L'espediente di questo disegno, il cavallo di Troia, è l'immigrazione di massa. I vescovi africani, in molte circostanze, hanno chiesto ai giovani di non lasciare il loro continente. Le "novelle Antigone", forse, non hanno letto quegli accorati appelli.
Il politologo transalpino Alexandre Del Valle, qualunque si la morale di queste vicende, parlerebbe di "senso di colpa europeo", che tende però all'autodistruzione.
Se non c'è una novella Antigone sulla Sea Watch 3, di sicuro manca anche Mnemosine, la dea custode della memoria collettiva. Quella che avrebbe eccepito l'importanza dei concetti di limite, di confine, di prescrizione e di buon senso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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